Centinaia di commercianti si sono radunati oggi in piazza Bra a Verona per urlare la loro rabbia contro l’indifferenza del Governo e contro i provvedimenti di chiusura. Tutti uniti dietro lo slogan “Adesso basta, noi apriamo”.
Erano centinaia i commercianti che hanno manifestato oggi a Verona per urlare la loro disperazione e rabbia contro le restrizioni che stanno devastando interi settori dell’economia scaligera e veneta. In piazza Bra si sono radunati ristoratori, baristi, titolari di palestre, operatori turistici, ambulanti e lavoratori delle spettacolo. Tutti uniti e con uno slogan comune: “Adesso basta: noi riapriamo, comunque vada”. Obiettivo avere risposte concrete su sostegni e riaperture.
“Uno Stato che ti chiede il 60% di ciò che guadagni in tasse, per poi abbandonarti nell’emergenza, è uno Stato criminale. Che merita di crollare”
La tensione nella piazza era palpabile. Parliamo di persone a cui lo Stato ha imposto di chiudere e che poi ha abbandonato a loro stesse. Attività cancellate, o che rischiano di esserlo, in cui erano state profuse le energie di una vita. Si cita sempre Venezia, ma Verona è la quarta città d’Italia per afflusso turistico. O almeno lo era sino all’inizio della pandemia. Da un anno a questa parte è cambiato tutto quanto. I turisti sono spariti e interi settori sono al collasso. Nessuno nella piazza negava l’esistenza del virus, ma erano tutti inferociti per il rigore delle chiusure a fronte della pressoché totale assenza di aiuti da parte dello Stato. Serena, che vive unicamente attraverso la sua attività di ospitalità turistica, afferma: “Non so più come fare, da un anno non guadagno più. Tutti i paesi del mondo cercano di rassicurare cittadini e turisti, qui sembra che li si voglia terrorizzare. Capisco l’emergenza, ma uno Stato che ti chiede il 60% di ciò che guadagni in tasse, per poi abbandonarti nell’emergenza è uno Stato criminale. Che merita di crollare”.
Una serie di testimonianze lungo il Liston, aperte dall’intervento del sindaco Federico Sboarina, che però è stato fischiato dai presenti
“Lasciateci lavorare” è stato il ritornello che ha accompagnato tutta la protesta, con una serie di testimonianze lungo il Liston, aperte dall’intervento del sindaco Federico Sboarina, che però è stato fischiato dai presenti. “Abbiamo dipendenti che attendono soldi da novembre o dicembre e l’asporto o il delivery sono acqua che non disseta” ha detto Simone, titolare di un ristorante nel centro storico della città scaligera. “Qua in mezzo a noi – ha aggiunto – ci sono anche i nostri collaboratori, persone di 40 o 50 anni che erano abituate a lavorare e lo facevano con grande gioia e chiedono solo di poterlo fare. Molti di loro e molti di noi sono disperati”.
La rabbia dei commercianti: “Abbiamo investito migliaia di euro per l’acquisto di mascherine e altri ausili che non possiamo usare perché siamo chiusi. E’ una situazione priva di senso”
Nel mirino le ripetute chiusure imposte durante la pandemia dai Dpcm e dall’ ultimo Decreto Legge. “La politica non ha fatto nulla. Quando sentiamo dire da qualche ‘onorevole regionale’ che è giusto vaccinare prima loro perché sono necessari, mentre una cassiera di supermercato si può sostituire, è ovvio che monti la rabbia” ha spiegato Marco Scandogliero, portavoce della manifestazione. Sul palco ha preso la parola anche una giovane imprenditrice: “abbiamo investito migliaia di euro per l’acquisto di mascherine e altri ausili che non possiamo usare perché siamo chiusi. E’ una situazione priva di senso, – ha detto – ma ora siamo arrivati al limite della sopportazione”.
