215 medici non vaccinati torneranno in corsia, forti di un Green Pass da guarigione. Secondo alcuni sospetti si sarebbero ammalati apposta
Sono 215 i medici non vaccinati che hanno ripreso a lavorare negli ospedali e nelle case di riposo, forti di un Green Pass valido per guarigione da Covid. Alcuni non hanno mai abbandonato il lavoro, perché esenti per motivi di salute.
La maggioranza dei medici obiettori, però, era stata sospesa per non aver aderito alla campagna vaccinale. Eppure, avendo contratto il Covid ed essendo guariti, hanno ora un Green Pass da guarigione che permette di tornare al lavoro.
Si sospetta che i medici non vaccinati abbiano cercato di prendere il covid in ogni modo
Il presidente dell’ordine dei medici, Giovanni Leoni. «L’obbligo vaccinale per i medici è stato prorogato fino a fine anno. Anche i dottori che al momento lavorano con un green pass rilasciato dopo l’infezione dovranno vaccinarsi non appena sarà scaduto».
Sono pochi i medici che non hanno aderita alla campagna vaccinale
La percentuale di chi non ha aderito alla campagna è contenuta: sono soltanto 255 i medici non vaccinati, su 4666. Tra questi, 40 sono ancora sospesi. I contagi, intanto sono saliti ancora. Registrando 2 decessi e 1272 nuovi casi.
«Più della metà sono però “Covid per caso” sono pazienti arrivati in ospedale per altre ragioni e che si sono scoperti positivi. Una buona parte risulta contagiata dopo l’ingresso e questo costringe a mantenere altissima l’attenzione per evitare focolai». Spiega il dg dell’Usl 3 Edgardo Contato.
L’Usl 3 sta continuando a fare test per trovare i positivi, per monitorare la situazione
Proprio per questo la Usl 3 continua a fare test a ripetizione. «Registriamo ancora molti casi ma grazie ai vaccini sono solo 5 le persone in terapia intensiva: stiamo tornando a una normalità», aggiunge Contato, della Usl Contato.
È anche vero, però, che le rianimazioni stanno finalmente respirando, anche se la paura del virus continua a mietere contagi. Un segnale di questa paura è proprio il calo dell’uso sui mezzi pubblici. Bisogna considerare, però, anche l’aumento dei trasporti.
Come se non bastasse, alla nuova paura del virus si somma il caro dei carburanti
«Rispetto al 2019, nei primi tre mesi dell’anno abbiamo registrato il 30 per cento in meno dell’utenza abituale, non turistica il calo del 30 per cento riguarda sia il numero dei biglietti che degli abbonamenti e significa per ora 8 milioni di entrate in meno. Purtroppo i mezzi pubblici sono percepiti come luoghi di contagio». Spiega il direttore di Avm Giovanni Seno.
«Al momento non sono previsti ristori bisognerà capire quanto durerà questo caro-prezzi. Stimiamo che possa portare a un aumento dei costi per circa 6 milioni quest’anno». Infatti, Avm deve fare il conto anche con l’aumento del costo del carburante.
