“Gli ultimi giorni di Van Gogh” fa parte di un vasto progetto dal medesimo titolo, costituito dal romanzo, dalle cinque puntate che inaugurano il canale podcast dello studioso trevigiano Marco Goldin e da questa sua spettacolare rappresentazione teatrale con il contributo eccezionale determinato dalle musiche di Franco Battiato
11 date già in calendario nei mesi di novembre e dicembre. Per una tournée che continuerà per tutto il 2023 su tutto il territorio nazionale. Protagonista Marco Goldin ne “Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato” (che trae spunto dall’omonimo romanzo edito da Solferino, già alla sua seconda ristampa a 15 giorni dall’uscita in libreria).
Qui nel Veneto appuntamento al Filarmonico di Verona il 13 novembre alle ore 18.00, al Geox di Padova il 2 dicembre alle 21.15 e infine al Teatro Astra alle 21.00 del 7 dicembre a San Donà. Con questo grandioso spettacolo, del quale è protagonista ma anche regista e ideatore, Goldin torna in teatro dopo la fortunata tournée del 2018/2019 con “La grande storia dell’impressionismo”.
Goldin sale sul palcoscenico per raccontare le ultime settimane della vita di Vincent Van Gogh
“Gli ultimi giorni di Van Gogh” fa parte di un vasto progetto dal medesimo titolo, costituito dal romanzo, dalle cinque puntate che inaugurano il canale podcast dello studioso trevigiano e ovviamente la rappresentazione teatrale con il contributo eccezionale determinato dalle musiche di Franco Battiato. Seguendo il ritmo del suo romanzo uscito da poco, Goldin sale sul palcoscenico per raccontare, con la sua consueta affabulazione appassionata e coinvolgente, le ultime settimane della vita di Vincent Van Gogh.
Un continuo gioco di specchi e di rimandi, tra i colori, le parole e i silenzi
Nel libro alla base dello spettacolo egli immagina che Van Gogh avrebbe potuto tenere un diario proprio in quelle settimane finali e per questo gli presta la sua voce. Ovviamente mai staccandosi dai fatti realmente accaduti eppure dilatando molti vuoti e altrettanti silenzi del pittore. In quelle settimane conclusive l’artista olandese scrive tra l’altro un numero minore di lettere rispetto al solito. E parla di meno della metà degli oltre settanta quadri che realizza. Il romanzo e lo spettacolo sono quindi un continuo gioco di specchi e di rimandi, tra i colori, le parole e i silenzi nei quali quasi si adagiano le musiche di Battiato.
Quel diario viene ritrovato casualmente
Quel diario (“un quaderno un po’ lacero, di pelle verde scura, con dei ricami dorati e il dorso nero”) viene ritrovato casualmente da Arthur Gustave Ravoux, il titolare della locanda nella quale Vincent vive tra la fine di maggio e la fine di luglio del 1890. Mancano due settimane alla morte del pittore e Ravoux sale nella sua camera di sottotetto per rifargli il letto e trova il cassetto dello scrittoio appena accostato. Lo apre e scopre quel diario di cui nessuno conosceva l’esistenza, ma non lo dice nemmeno a Theo.
Da questo espediente narrativo parte l’azione teatrale
Da questo espediente narrativo parte anche l’azione teatrale, nel parlare quasi tra sé e sé che Goldin fa come fosse colui che accompagna Van Gogh, e dunque osservandolo lo racconta. Tutta la scenografia punta moltissimo su un effetto di stupefazione davanti alle immagini dei quadri, i loro particolari e anche fotografie d’epoca. Oltre a una nutrita e suggestiva parte filmica appositamente girata nei luoghi di Van Gogh a Auvers. Ma anche in Provenza, tra Arles e la pianura della Crau, le amate Alpilles e l’istituto di cura per le malattie mentali di Saint-Rémy nel quale scelse di stare per un anno, tornando indietro fino al natio Brabante. Si tratta di un vero e proprio spettacolo nello spettacolo.
Da assaporare restando seduti a teatro, “immersi” dalle immagini rilanciate sui tre schermi posizionati sul palcoscenico, con proiezioni laser di altissima definizione. Le riprese dei luoghi sono state realizzate in Olanda, Belgio e Francia da Luca Attilii e Fabio Massimo Iaquone. Il montaggio e le animazioni video sono di Alessandro Trettenero.
La redazione

