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Un lavoratore veneto su due in smartworking. Ma il 15 ottobre si torna in presenza. Con obbligo Green Pass

50% nel privato, il 15% nei comuni e l’80% per motorizzazione e agenzia delle entrate: sono i lavoratori veneti in smartworking. Ancora per poco, il 15 ottobre tutti in presenza, col Green Pass

Uno su due nel privato, ma solo il 15% nei comuni e negli enti pubblici. Lo smartworking ancora non riesce a decollare. Ed è un problema, considerando l’obbligo del Green Pass dal 15 ottobre. La situazione infatti è ancora più complessa di quanto già non fosse nei mei scorsi.

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Il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta aveva dichiarato di volere tutti gli statali in presenza da metà ottobre. Ma in realtà le cose sono ben diverse. Nei comuni e nelle province gli impiegati sono già tornati in presenza da alcuni mesi. Tranne per quanto riguarda la motorizzazione che è in smartworkin per l’80%.

Il 53% dei lavoratori veneti privati è ancora in smart working

Nel privato, invece, le cose sono ancora differenti. La fondazione Studi Consulenti del Lavoro cerca di monitorare da marzo 2020 l’andamento dello smartworking in Italia. Ebbene, secondo uno studio che ha condotto, si stima che il 53% dei dipendenti veneti sia tornato in sede, contro il 47 che lavora da casa.

Questo studio riesce anche a quantificare quanti sono coloro che potrebbero lavorare in smartworking: 334mila. Ovvero, il 19,8 % di tutti i lavoratori che vantano un contratto da lavoratore dipendente. Certo, la pandemia ha fatto da incentivo, ma ormai lo smartworking è una realtà che non può essere ignorata.

Secondo Patrizia Gobat, membro del Consiglio provinciale di Venezia dell’Ordine dei consulenti del lavoro. «Prima, le regole erano pressanti la modalità semplificata è stata provvidenziale: molti privati hanno già prorogato fino a fine anno lo smart working, soprattutto per chi si occupa di contabilità e data entry».

Nel pubblico le cose sono diverse: dal 15% dei comuni all’80% della motorizzazione

Nel settore pubblico, invece, le situazioni sono diversificate. Lo spiega, al Corriere del Veneto, Carlo Rapicavoli, il superdirettore di Anci. «Da fine 2020, negli uffici dei nostri enti locali il rientro è stato progressivo e costante. Tenendo conto dell’efficienza delle risposte da dare, è stato necessario riprendere mesi fa l’attività soprattutto di sportello. Al momento, fra i dipendenti degli enti locali si arriverà circa al 15% in lavoro agile ma magari uno o due giorni a settimana, non costantemente». Se invece si passa ad altre realtà come la Motorizzazione o l’Agenzia delle Entrate, la situazione è molto diversa. Qui, i lavoratori in smarworking sono addirittura l’80%.

Sembrerebbe, però, che contrariamente a quanto accade nel privato, questo smartworking massivo degli enti pubblici abbia causato dei ritardi sul lavoro. Considerando le agevolazioni e i superbonus 110% che deve gestire l’agenzia delle entrate, ad esempio.

Il provvedimento di Brunetta sembrerebbe volto a contrastare questo problema. Ma cosa succederà quando, il 15 ottobre, tutti i lavoratori dovranno esibire il green pass prima di entrare in ufficio e non avranno nemmeno la possibilità dello smartworing per mantenere il posto di lavoro?

Il giusto mix tra smartworking e lavoro in presenza

In realtà l’«HR Trends & Salary Survey 2021» di Randstad professionals, prevede che il 66% delle imprese continuerà a usare lo smart working anche nel 2022. Non in modo massiccio come è stato in questi anni di pandemia, ma con una formula mista di 2,5 giorni in presenza e altrettanti da casa.

Cosa che accontenterebbe la maggior parte dei lavoratori veneti. Secondo infatti un’indagine condotta dalla Fondazione Corazzin della Cisl su 1330 lavoratori. Il 26% degli intervistati è favorevole allo smartworking, il 37% lo considera buono, il 18 discreto e solo il 9% negativo. inoltre il 45% sostiene di essere ugualmente produttivo mentre per il 33% la produttività aumenta.

Insomma, il 78% dei lavoratori vuole continuare a lavorare in smartworking, e tra questi, uno su due apprezzerebbe un mix tra presenza e lavoro a casa. Gianfranco Refosco, Cisl, puntualizza; «È un tema che diventerà strutturale, nei prossimi round di contrattazione nazionale ci saranno interventi che andranno a normare i contratti. Ma il lavoro vero sarà nelle contrattazioni aziendali come è accaduto recentemente in Benetton. Le esigenze di lavorati e aziende, per essere soddisfatte, vanno calate nelle singole realtà. E non dimentichiamo la formazione. Se non vogliamo che resti telelavoro ma diventi davvero lavoro agile, dovremmo partire proprio dalla formazione dei dirigenti». 

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