Grande folla al duomo di Rosà, in provincia di Vicenza, per l’ultimo saluto a Paolo Trevisan. Il funerale del settantunenne veneto della Listrop viaggi ha richiamato anche vecchi amici dalle Indie. Insieme a Trevisan, i tour operator indiani avevano portato centinaia di italiani alla scoperta dell’India autentica, lontana dalle rotte e dai viaggi classici, centinaia di persone.
Un vero cittadino del mondo
Come racconta il Corriere del Veneto, hanno creato grande commozione le parole pronunciate dagli amici dell’agenzia di viaggi fondata da Paolo Trevisan. “Ci ha lasciato un viaggiatore. Ci ha lasciato un sognatore che ha fatto della sua passione una professione. Ci ha lasciato un vero cittadino del mondo che ha tanto viaggiato e tanto ha fatto viaggiare. Sarai ovunque andremo sempre”.
Il ricordo del fratello Lorenzo
“È un testimone pesante quello che Paolo ci lascia in eredità” – ha commentato commosso uno dei quattro fratelli dell’imprenditore, Lorenzo Trevisan. “Faremo di tutto per onorare la sua memoria. Purtroppo se ne è andato troppo presto a causa di un brutto male che lo ha vinto in poco tempo ma noi siamo convinti che lui sia già nella “sua” India. L’ha cantata fino alla fine».
Paolo Trevisan aveva visitato più di 170 nazioni e, tra queste, l’Unione Sovietica, allora giudicata inaccessibile dal mondo occidentale.
Primo tour operator nella Russia comunista
“Era un esploratore del mondo e per tutta la sua vita ha voluto infondere questa sua passione agli altri”. Il fratello Lorenzo continua a raccontare la storia di Paolo Trevisan tra la commozione dei presenti. “Già da adolescente aveva cominciato a organizzare i viaggi per il catechismo e per il gruppo alpini locale, fino ad arrivare a rilevare l’agenzia. Era il suo sogno. Era un visionario del turismo. Poi negli anni Ottanta l’impresa memorabile”.
Oltre i confini
“È stato il primo occidentale a varcare con un pullman i confini dell’Unione Sovietica. Rimasero fermi un giorno intero per tutti controlli del caso e poi giunsero a Mosca, nella Piazza Rossa. Ma prima i russi smontarono il pullman per la perquisizione e la comitiva non poté mai fermasi per andare in toilette. Che avventura! In quel viaggio portò con sé anche nostra madre. Solo lui poteva riuscirci, amava le sfide. Diceva che non si conosceva mai abbastanza ma non dimenticava mai il Veneto, partiva per tornare ogni volta con occhi nuovi”.
Aldo Marzio

