A Treviso ieri 1 insegnante su 3 non ha voluto farsi inoculare il vaccino Astrazeneca. In molti infatti sono rimasti intimoriti dalle notizie di morti sospette e hanno dato buca senza nemmeno avvisare. Mille le dosi che hanno rischiato di essere buttate
Dopo le morti sospette, i blocchi delle somministrazioni in mezza Europa e il ritiro di un lotto anche qui nel Veneto, sono in molti a non fidarsi più del vaccino prodotto da Astrazeneca. Lo si è visto bene nella giornata di ieri a Treviso, dove presso l’Ulss 2 era previsto un numeroso turno di vaccinazioni per le categorie protette. In particolare nella Marca era il momento per insegnanti, personale scolastico e forze dell’ordine. Peccato che su 3.600 soggetti attesi, in 1.000 non si sono presentati. Quasi uno su tre. In molti non hanno nemmeno disdettato.
E così il povero dg Benazzi ha tentato una mossa disperata. Che al danno ha aggiunto pure una polemica feroce
Le dosi del vaccino però a Treviso erano state preparate. E rischiavano seriamente di essere buttate. Mano a mano che le defezioni aumentavano, cresceva il panico tra il personale sanitario. Tanto che il direttore generale dell’Ulss 2 Francesco Benazzi ha provato a correre ai ripari. Prima contattando alcune coorti di anziani, ma per molti il preavviso era troppo breve. Poi attaccandosi personalmente al telefono con i Sindaci della zona, tentando di racimolare gente tra il personale della Polizia locale e quello comunale. Niente, ancora non era sufficiente. E così il povero dg Benazzi ha tentato una mossa disperata. Che al danno ha aggiunto pure una polemica feroce.
Matteo Salvini tuona: “Ci sono 6 milioni di disabili che devono venire prima a prescindere dall’età e dalla professione. Per quanto mi riguarda, politici e giornalisti possono essere le due categorie che arrivano per ultime”
Preso dall’agitazione, il direttore generale fa infatti inviare un messaggino alla stampa trevigiana, chiedendo se sono interessati ad una dose di vaccino. Effettivamente la comunicazione arriva sulle chat dei cronisti alle 12.06. Poco dopo l’Ansa rilancia la notizia dell’opportunità offerta alla stampa. Apriti cielo. Riccardo Riccardi, assessore alla Sanità del Friuli Venezia Giulia, telefona al suo corrispettivo veneto Manuela Lanzarin, per chiederle lumi su quanto sta avvenendo. Matteo Salvini tuona: “Ci sono 6 milioni di disabili che devono venire prima a prescindere dall’età e dalla professione. Per quanto mi riguarda, politici e giornalisti possono essere le due categorie che arrivano per ultime”. Il direttore dell’Ulss Benazzi cerca di correre ai ripari e fa inviare un ulteriore messaggio alla stampa: “La vaccinazione per i giornalisti è sospesa”. Troppo tardi: oramai varie decine di giornalisti, seppur senza averne diritto, si erano già vaccinate. E a Francesco Benazzi non è rimasto altro che assumersi la responsabilità del pasticcio.

