Prosegue l’inchiesta sui tamponi rapidi veneti usati tra la prima e la seconda fase della pandemia
Il Pubblico ministero di Padova, Benedetto Manlio Roberti, ha chiesto oggi il rinvio a giudizio per due medici accusati di falsità ideologica in atti pubblici commessa da pubblico ufficiale e turbativa nel procedimento di scelta del contraente.
Tamponi rapidi tra il 2020 e il 2021
Si tratta del microbiologo Roberto Rigoli e dell’ex dirigente di Azienda Zero, Patrizia Simionato. I due sanitari sarebbero imputati a causa dei cosiddetti ‘tamponi rapidi’, sperimentati tra la prima e la seconda ondata di Covid19, tra il 2020 e il 2021.
Falsità ideologica in atti pubblici
“In concorso tra loro, i due medici sarebbero responsabili di falsità ideologica in atti pubblici commessa da pubblico ufficiale e turbativa nel procedimento di scelta del contraente”. Nonostante il confusionario clima di incertezza che ha dominato le prime fasi dell’emergenza pandemica, il pubblico ministero ha ritenuto opportuno rinviare a giudizio i due sanitari. Di simili casi, tra tamponi rapidi etc, se ne registrarono però diversi in Italia.
Il rapporto della magistratura
Secondo quanto scritto dai magistrati nella richiesta di rinvio a giudizio, il bando di acquisto dei test prevedeva fra i requisiti una sensibilità dell’80 per cento. “Avendo avuto Rigoli la richiesta di confermare l’idoneità tecnico scientifica del campioni del prodotto offerto dalla ditta Abbott Rapid Diagnostic srl, relativamente ai test rapidi, comunicava alla Simionato attestava falsamente di aver effettuato l’indagine scientifica asserendo falsamente di aver “provato il kit Abbott su alcuni soggetti”, inoltre chiedeva di procedere immediatamente all’acquisto di 200 mila test”.
Aldo Marzio

