La serata all’Arena di Verona in onore di Franco Battiato “Invito al viaggio”, doveva essere un momento di festa e soprattutto, visto il tema commemorativo in ricordo del Maestro siciliano recentemente scomparso, di compostezza. Vittorio Sgarbi ed il povero ed incolpevole Al Bano, amici personali di Battiato, sono rimasti invece alla mercé dei fischi di una platea di trogloditi ammantati dei confortevoli e ipocriti panni degli amanti dell’arte
Succede tutto in pochi istanti ieri sera durante la serata all’Arena di Verona in onore di Franco Battiato. “Invito al viaggio”, questo il titolo dell’evento – che ha visto la partecipazione di artisti come Alice, Fiorella Mannoia, Colapesce e Dimartino, Eugenio Finardi e Jovanotti – doveva essere un momento di festa e soprattutto, visto il tema commemorativo in ricordo del Maestro siciliano recentemente scomparso, di compostezza. Purtroppo esiste invece una precisa categoria antropologica che di rispetto non ne ha. E che anzi si arroga il diritto di elevarsi moralmente rispetto agli altri pretendendo di insegnare il rispetto, di cui però non ha alcuna conoscenza. A farne le spese, in uno spettacolo indecoroso di fischi ed in un clima irreale per la bella ed elegante Arena di Verona, sono stati Vittorio Sgarbi ed il povero ed incolpevole Al Bano. Alla mercé di una platea di trogloditi ammantati dei confortevoli panni degli amanti dell’arte e in quelli ipocriti della tolleranza buonista .
Quello che doveva essere un momento d’affetto, si è trasformato per l’intolleranza di alcuni intolleranti in una volgare berlina
Lo strano due non era presente in scaletta. Ma in quanto entrambi grandi amici di Battiato, agli organizzatori è parsa cosa carina invitarli a dire qualcosa sul palco. Ma Sgarbi e Al Bano non hanno fatto a tempo a salire sul palco che dal pubblico sono iniziati a partire fischi e urla. «Fascista!». E ancora: «Sei inopportuno!». Quello che doveva essere un momento d’affetto, si è trasformato per l’intolleranza di alcuni ipocriti intolleranti in una volgare berlina. A chi mi fischia dico: siate felici», ha detto Sgarbi prima di abbandonare il palco. Al Bano, invece, è rimasto in scena. «Se sono qui è per colpa sua!», ha esordito cercando di sdrammatizzare. «In America i fischi sono segno di entusiasmo», ha proseguito il pugliese con gli spettatori, «spero di godermi questa serata insieme a voi».
“In quel fischio non c’è niente di musicale, c’è soltanto un sentenza politica che non si sposa molto bene con la musica”
Al Bano racconta così all’AdnKronos i fischi e quanto successo a lui e a Sgarbi all’Arena di Verona: «Quei fischi non sono stati ben intonati, anzi erano molto stonati. In realtà non sapevo niente di questo spettacolo, ero impreparato ma mi sono ritrovato sul palcoscenico invitato da Sgarbi: appena è uscito, e io dietro di lui, sono arrivati i fischi. Se è una manifestazione musicale – prosegue Al Bano – non vedo perché, appena un soggetto esce dal palcoscenico, lo coprono di fischi. In quel fischio non c’è niente di musicale, c’è soltanto un sentenza politica che non si sposa molto bene con la musica. Io rispetto chiunque abbia un’idea da difendere e difenderò il fatto che la si possa esprimere perché siamo in democrazia. Abbiamo preso solo dei fischi gratuiti ma alla fine, dopo che ho spiegato il motivo della mia presenza, ne sono uscito tra gli applausi».
Una scena vomitevole e di violenza incredibile che ci saremmo risparmiati volentieri
Il video mostra bene lo spettacolo indecente dei fischi a Sgarbi e ad Al Bano da parte delle anime pie presenti in Arena. «Vorrei dedicarvi un sonetto, vorrei dedicarvi una poesia, vorrei fare tante cose di quelle che avevo in mente di fare, ma la miglior cosa è che io me ne vada così come sono arrivato» ha detto Al Bano prendendo la parola. Poi è stata la volta di Sgarbi: «Saluto mia sorella e tanto mi basta, e a quelli che mi insultano dico “siate felici”» ha detto prima di abbandonare il palco.
Lasciando così i volgari idioti dei contestatori soli con la loro convinzione di rappresentare qualcosa di buono. Quando in realtà sono solo stati capaci di rovinare un momento di affetto. Trasformandolo in una bolgia di burini che urlava insulti. Verrebbe da pensare che questi sinceri democratici siano gli stessi che poi si strappano le vesti quando episodi simili accadono allo stadio. Una scena vomitevole e di violenza incredibile che ci saremmo risparmiati volentieri. Povera Verona.
