Grande successo di critica e pubblico in Russia per il dramma lirico in tre atti ed epilogo dell’autore veneziano “dimenticato” Alberto Franchetti, riscoperto dal direttore padovano Alvise Casellati
Successo di critica e pubblico per la rappresentazione per la prima volta in Russia, in forma di concerto, del ‘Cristoforo Colombo’ del veneziano Alberto Franchetti. Si tratta di un dramma lirico in tre atti ed epilogo su libretto di Luigi Illica, la cui prima rappresentazione si tenne il 6 ottobre 1892 al Teatro Carlo Felice di Genova.
Il concerto, diretto dal padovano Alvise Casellati, ha suggellato la chiusura della stagione musicale del teatro Mariinsky di San Pietroburgo. Un evento che ha segnato una tappa nella riscoperta di Franchetti, dimenticato autore veneziano. A riscoprirlo e a restituirgli una giusta misura d’artista nel mondo proprio Casellati che ne ha ricostruito con approfondito studio musicologico il viaggio artistico e filologico.
Franchetti fu esponente della cosiddetta Giovane Scuola
Alberto Franchetti (Torino, 18 settembre 1860 – Viareggio, 4 agosto 1942) è stato un compositore italiano appartenente alla scuola verista; fu esponente anche della cosiddetta Giovane Scuola. Studiò a Venezia, a Dresda (con Felix Draeseke) ed al conservatorio di Monaco di Baviera sotto la guida di Josef Rheinberger. Nel 1886 si affermò con una Sinfonia, conservando nella sua vasta produzione l’impronta musicale della cultura tedesca, la corrente di rinnovamento avviata in Italia. L’esplosione del movimento verista e delle vicende storiche nelle quali si svolsero gli ultimi anni della sua vita contribuirono a farlo diventare un musicista appartato, sopravvissuto ai riconoscimenti tributatigli particolarmente nello scorcio dell’800.
Cercò di conciliare l’eloquenza melodica del melodramma italiano con le grandi sonorità e gli effetti spettacolari tipici dell’opera tedesca
Dotato di sicura tecnica orchestrale, appresa alla scuola germanica, Franchetti cercò di conciliare l’eloquenza melodica del melodramma italiano con le grandi sonorità e gli effetti spettacolari tipici dell’opera tedesca, sul modello di Meyerbeer e Wagner. Di conseguenza le sue opere liriche sono caratterizzate dalla magniloquenza della forma e dall’enfasi lirica, che però non impediscono un moderato realismo d’accenti, per cui poté essere associato al verismo della giovane scuola italiana. Dopo aver composto molte opere nel periodo 1888-1924, verso la fine degli anni Venti si ritirò a vita privata e morì pressoché dimenticato a Viareggio.
Una sorta di celebrazione quella voluta da Casellati che era già stata proposta al Festival della Valle d’Itria nel 2017 e che vede oggi il Teatro Mariinsky in prima fila e a seguire il Teatro di Bonn.

