Secondo il report Istat il Veneto è all’ultimo posto per utilizzo del reddito di cittadinanza in Italia
Se qualche giorno fa Zaia aveva dichiarato che il reddito di cittadinanza «non può diventare un surrogato del lavoro», i dati sembrano confermare le sue parole. Non solo il Veneto si presenta come fanalino di coda nella classifica Istat delle regioni per utilizzo del reddito di cittadinanza, ma addirittura, a fronte di controlli serrati negli ultimi mesi, il 90% dei controlli ha rilevato irregolarità. Si parla di un danno da 2,9 milioni di euro.
Sono 798mila le famiglie italiane ricorse al reddito di cittadinanza nel primo semestre del 2021. Confrontando i dati di tutte le regioni, però, il Veneto è quella dove si chiede di meno. 20 per mille, a fronte di un 150 per mille di Campania o un 141 della Sicilia, le due regioni che sono invece in cima alla classifica.
Il reddito di cittadinanza in Veneto attraverso gli anni dal 2019 al 2021: un po’ di dati
Una misura che aumenta con il passare degli anni. Nel 2019, prima della pandemia, erano state 64.659 persone (26.644 nuclei familiari) a ricevere il reddito di cittadinanza. Oggi, invece, nel primo semestre del 2021 si parla di 80.089 persone (36.492 nuclei familiari). L’assegno percepito mensilmente si aggira sui 489.7 euro di media, contro i 446,8 euro del 2019. Tuttavia, ci sono anche 1.931 famiglie a cui è stato revocato il diritto al reddito di cittadinanza.
Veneto Lavoro, braccio operativo della Regione nelle politiche per l’impiego, gestisce anche 40 centri per l’impiego del Veneto. Il suo presidente, Tiziano Barone, ha dichiarato: «I percettori in carico ai nostri centri per l’impiego sono 17.130. Di questi, 10.498 hanno un patto per il lavoro in corso (61%) e 6.632 (39%) sono in attesa di prima convocazione o di riconvocazione dopo mancata presentazione all’appuntamento fissato, giustificata o meno, o di verifica dei requisiti per la stipula del patto stesso».
Ma svela anche altri numeri relativi al reddito di cittadinanza in Veneto: «I beneficiari esonerati o esclusi dalla stipula del patto, la maggioranza perché già occupati o disabili, o rinviati ai servizi sociali comunali per il patto per l’inclusione sociale sono 7.735». Invece, sono 13.133 coloro che sono decaduti dal beneficio, non avendo più i requisiti necessari. Barone spiega come «Circa 11.750 percettori risultano occupati, rispetto al totale dei percettori soggetti alla convocazione nei centri per l’impiego, ovvero 44.128».
Pro e contro di un provvedimento controverso
Il reddito di cittadinanza è uno di quegli argomenti capaci di dividere fortemente l’opinione pubblica. Ma quali sono i suoi vantaggi e i suoi svantaggi? Da una parte c’è sicuramente la lotta alla povertà. Interessante, inoltre il sistema della “condizionalità”, ovvero il meccanismo per cui se non si risponde ala chiamata di un lavoro o un tirocinio, si perde il contributo. «Abbiamo fatto più di 6 mila segnalazioni di condizionalità che hanno portato alla riduzione del reddito di cittadinanza» spiega Tiziano Barone a Corriere del Veneto.
Barone parla di un altro elemento positivo: «Ha introdotto i Puc, i progetti di utilità civile, che sono importanti. Sono stati così rimessi in gioco i famosi lavori socialmente utili, per cui persone distanti dal lavoro, spesso in carico si servizi sociali, possono scambiare il reddito che gli viene dato con attività data ai Comuni».
Come aspetti negativi, invece, è il chiaro uso del reddito di cittadinanza come alternativa vera e propria al lavoro. Lo stesso Barone sostiene che il RdC «Non è una politica attiva, è uno strumento di supporto». Inoltre, esiste il problema delle figure professionali da formare.
«Pensare che tra i “redditati” possa trovare figure professionali di alto livello è stato un errore. Le figure professionali qui sono deboli. Poi c’è una differenza tra Nord e Sud in termini di utenti, che va verificata. I nostri disoccupati a reddito di cittadinanza sono il 10% del totale. Parliamo di 10-14 mila persone, numeri contenuti. Al Sud sono tantissimi, molti di più…».
E poi, il grande problema è proprio quello della mancata ricollocazione. Dati alla Mano, il direttore di Veneto Lavoro sostiene che: «A 12 mesi, il tasso di ricollocazione da solo RdC è al 30%…». Un vero e proprio segnale che chi utilizza il reddito di cittadinanza, nella maggior parte dei casi, difficilmente cercherà un ricollocamento. E non è un caso se il Veneto è la regione che lo usa meno di tutte le altre.
