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Il Quadrato di Villafranca: un grande passo per la Nazione in un piccolo angolo del Veronese

A Villafranca, in provincia di Verona, ogni pietra racconta una storia. Come quando durante la battaglia di Custoza, tra i più sanguinosi scontri del Risorgimento che si combatté anche nel villafranchese, il 49° reggimento fanteria si serrò a quadrato per difendere il giovane principe Umberto di Savoia. Resistendo per ore agli attacchi delle soverchianti forze austriache

Viviamo in un mondo sempre più globalizzato, dove le piccole realtà di campagna stanno lasciando il passo ad un’urbanizzazione veloce, frenetica, come il mondo moderno impone. Per questo motivo talvolta tendiamo a dimenticarci e a sottovalutare quanto anche i paesi che costellano la nostra Italia e la nostra regione possano nascondere delle storie che, se riscoperte, possono diventare fondamentali per assemblare quel puzzle che è la memoria condivisa della nostra Nazione. E’ l’esempio di Villafranca, cittadina alle porte di Verona la cui origine risale ad insediamenti militari romani, e dell’episodio del suo “Quadrato”.

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Fu a Villafranca che Francesco Giuseppe d’Austria e Napoleone III firmarono l’omonimo armistizio che pose fine alle ostilità della seconda guerra d’indipendenza italiana

Un paese di cui oggi pochi potrebbero aver sentito parlare, se non forse per l’aeroporto di Verona che si trova appunto nel territorio comunale villafranchese, ma che nasconde al suo interno un’interminabile ricchezza storica. Nel 1859 ad esempio ospitò i due volti più importanti della politica Europea di quel tempo: fu a Villafranca infatti che Francesco Giuseppe d’Austria e Napoleone III firmarono l’omonimo armistizio che pose fine alle ostilità della seconda guerra d’indipendenza italiana (il tutto all’insaputa e nel disagio delle forze Italiane che invece avrebbero continuato i combattimenti).

Pochi anni più tardi la cittadina scaligera era destinata a tornare all’onore della cronaca. Nel 1866, nel corso della terza guerra d’indipendenza che consacrò il Veneto ai confini Italiani, valanghe di uomini si riversarono attorno alla cittadina, non per trattare questa volta, ma per combattere uno degli scontri più sanguinosi di quell’anno: la battaglia di Custoza. Prima dell’alba del 24 Giugno, le truppe Italiane attraversavano il Mincio dando il via alle ostilità tentando di occupare quante più posizioni strategiche possibili a Sud di Verona, fondamentali era infatti guadagnarsi Custoza, per la sua posizione sopraelevata sulla campagna circostante.

La 16° divisione fanteria, comandata dal principe ereditario di Casa Savoia Umberto, nel corso delle manovre si ritrovò isolata nella periferia della cittadina scaligera, facile preda delle truppe austriache

Nel villafranchese si trovano contrapposti circa 50.000 italiani contro una forza di 75.000 austriaci (naturalmente non si intende che tali dispiegamenti di forze avvennero nell’unico paese di Villafranca, ma la battaglia coinvolse diverse località tra cui appunto Custoza, Castelnuovo del Garda, Sommacampagna e appunto Villafranca). La 16° divisione fanteria, comandata dal principe ereditario di Casa Savoia Umberto, nel corso delle manovre si ritrovò isolata nella periferia della cittadina scaligera, facile preda delle truppe austriache sopraggiunte da Verona per arginare l’avanzata del nemico.

Nonostante ripetute cariche, il quadrato dei fanti italiani a Villafranca resse fino all’arrivo della cavalleria di rinforzo che riuscì a mettere in fuga gli Ulani. Di 600 austriaci, solo 200 riuscirono a mettersi in salvo e a raggrupparsi

Alle 6.00 del mattino la cavalleria degli Ulani austriaci entrò in contatto visivo con le forze del principe Umberto, pronta ad entrare nella storia, forse a porre fine alla guerra con la cattura del prezioso ostaggio. I bersaglieri al seguito del principe si dispersero in piccole squadre in linea frontale al nemico, rallentando gli austriaci in carica mentre il 49° reggimento fanteria si serrava a quadrato attorno al giovane Savoia. Nonostante ripetute cariche, il quadrato dei fanti italiani a Villafranca resse fino all’arrivo della cavalleria di rinforzo che riuscì a mettere in fuga gli Ulani. Di 600 austriaci, solo 200 riuscirono a mettersi in salvo e a raggrupparsi. Nel complesso però la battaglia di Custoza fu una sconfitta per gli Italiani, che dovettero abbandonare le postazioni conquistate ed arretrare fino al Mincio. Vi presero parte in prima linea due figli dello stesso sovrano d’Italia: Amedeo, che venne ferito all’addome, e appunto Umberto, l’erede al trono.

In un piccolo angolo del Villafranchese quindi le case sono impermeate di storia, nelle vie che noi oggi percorriamo in auto morirono centinaia di persone attorno ad un principe ed uno stendardo. Una cittadina quindi, è vero. Ma che fu luogo fondamentale per il processo risorgimentale dell’unità d’Italia. Ancora oggi un obelisco ricorda il coraggio di quel quadrato che seppe reggere l’urto delle sciabole nemiche nella difesa del loro comandante “primo nella battaglia”.

Di Marco Scarsini

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