L’ex leader dei disobbedienti veneti Luca Casarini e l’ex consigliere comunale di Venezia Beppe Caccia sono indagati dalla Procura di Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato dallo scopo di profitto: si sarebbero fatti pagare 125mila euro da una società danese per prelevare un gruppo di migranti che bloccavano un mercantile. I migranti erano stati poi fatti sbarcare illegalmente in Italia
Secondo la Procura della Repubblica di Ragusa l’ex leader dei Disobbedienti veneti Luca Casarini si sarebbero fatto pagare per prendere in carico 27 migranti che da oltre un mese bloccavano in mare il mercantile danese che li aveva salvati. Per poi sbarcarli a Pozzallo, in Sicilia. Il prezzo pagato sarebbe stato di 125mila euro, 4.600 euro per migrante. Coinvolto anche l’ex consigliere comunale di Venezia Beppe Caccia. Il reato ipotizzato è quello di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato dallo scopo di profitto. Ad intascare la “parcella” la Idra Social Shipping Srl. Cioè la società armatrice della nave “salva migranti” Mare Ionio. Battello a sua volta utilizzato dalla ONG di Casarini e dei centri sociali del Nordest, la Mediterranea Saving Humans. Gli indagati non negano il pagamento, ma lo derubricano a banale supporto economico per il salvataggio. Previsto a loro dire dalla legge.
Due mesi dopo la società danese proprietaria del mercantile versa 125mila euro sui conti della società proprietaria della nave di Casarini
La vicenda è quella della nave mercantile danese Maersk Etienne, bloccata per 37 giorni dopo aver soccorso il gruppo di migranti in acque maltesi. Il governo di Malta negava infatti lo sbarco, proseguendo come di prassi la sua linea anti sbarchi. Questo anche a dispetto del fatto che il salvataggio fosse avvenuto nelle acque territoriali di sua competenza. L’11 settembre 2020 la nave Mare Ionio di Casarini, partita da Lampedusa, prende in consegna i migranti dalla Maersk Etienne e li fa sbarcare a Pozzallo appunto, in provincia di Ragusa. Due mesi dopo la società danese proprietaria del mercantile versa 125mila euro sui conti della società proprietaria della nave di Casarini. Ed è proprio questa transazione a convincere la Procura che tutta l’operazione di salvataggio – e successivamente di sbarco illegale di clandestini sul territorio italiano – sia stata orchestrata a scopo di lucro.
Secondo i magistrati è plausibile che Casarini e Caccia tra l’8 e il 10 settembre 2020 abbiano concordato con i dirigenti della Maersk di provvedere, dietro compenso, all’effettivo trasbordo dei 27 migranti
Gli avvocati degli indagati confermano il bonifico. Ma negando che vi sia stato un accordo economico, lo giustificano come “supporto alle attività di salvataggio e soccorso”. La Procura invece è di tutt’altro parere. Nell’ordinanza il procuratore capo di Ragusa Fabio D’Anna ricostruisce infatti una dinamica completamente differente. Le intercettazioni rivelerebbero che non si sia trattato di un salvataggio casuale, presentando piuttosto il quadro di un’operazione organizzata e concordata da tempo. Con Luca Casarini che, seppur non proprietario legale della nave salva-migranti, dispone totalmente di essa. E che ha organizzato ogni dettaglio del cosiddetto salvataggio. Ecco quindi perché secondo i magistrati è plausibile che Casarini e Caccia tra l’8 e il 10 settembre 2020 abbiano concordato con i dirigenti della Maersk di provvedere, dietro compenso, all’effettivo trasbordo dei 27 migranti.

