Una storia di guerra, di lance di bronzo e di un principe in fuga: la storia di Antenore, di Padova e della guerra di Troia
Se ci prendiamo del tempo per passeggiare ed osservare le strade delle nostre città, la loro frenesia, scaturita da una routine quotidiana frettolosa e distratta, ha il potere di distoglierci dalla potenzialità di quello che potremmo vedere e scoprire.
Ogni comune della nostra Nazione ha i suoi angoli nascosti, le sue storie sopite. Che aspettano solo di essere riportate a nuova luce. E, perché no, magari raccontate davanti al focolare con un buon bicchiere di vino, come si usa fin dall’alba dei tempi. Un richiamo al passato che non è certo casuale perché, esattamente come nei tempi antichi i più nobili tra i greci si deliziavano delle storie narrate dagli aedi (antichi poeti e cantori), oggi andremo a sentire anche noi una storia dal sapore remoto. Una storia di guerra, di lance di bronzo e di un principe in fuga: la storia di Antenore, di Padova e della guerra di Troia.
Antenore ai tempi della guerra di Troia non è più il giovane principe di un tempo. Bensì un uomo maturo, saggio e rispettato
Discendente del grande guerriero Dardano, antenato anche del famoso Enea e proveniente dalle terre d’Italia, Antenore ai tempi della guerra di Troia non è più il giovane principe di un tempo. Bensì un uomo maturo, saggio e rispettato, imparentato con la casa reale del sovrano Priamo. Niente di strano dunque nel fatto che una volta giunta al palazzo una missione diplomatica guidata tra gli altri da Ulisse ed Achille, Antenore preoccupato dalla guerra imminente voglia che la bella Elena venga restituita allo sposo Menelao, signore di Sparta e fratello del re egemone di tutti gli Achei: Agamennone.
La storia però non è mai stretta dai legacci e non si svolge come il saggio Antenore auspica. Per dieci anni nella piana di Troia il sangue dei due schieramenti, Achei e Troiani, scorre a fiumi. Sangue versato anche dai giovani figli dello stesso Antenore, che ne perde sette solo nei cinquanta giorni narrati dall’Iliade. Tra questi vale la pena di ricordare Coone, valoroso sfidante di Agamennone che nella mischia riesce a ferire il sovrano degli Achei prima di venire da questo sconfitto e ucciso.
La guerra procede e gli achei bramano il sangue
Ma la guerra procede e gli achei bramano il sangue. Ed è proprio qui che l’onore di Antenore viene macchiato da gravi accuse dei posteri. Egli è infatti da molti autori considerato un complice nel furto del Palladio, talismano della Dea Atena rubato in piena guerra dagli impavidi Ulisse e Diomede, infiltratisi in città. Non possiamo sapere se le accuse corrispondano a parti del racconto a noi non pervenute. O se semplicemente siano state rivolte al nobile troiano per il suo ruolo di moderatore durante le ostilità. Fatto sta che Antenore e diversi seguaci riescono, proprio come il parente Enea, a sopravvivere alla devastazione della città.
Antenore fonda quindi una nuova città in quelle terre inesplorate: nasce Padova
Come per molti altri esuli comincia dunque un lungo viaggio, che vede il nobile troiano risalire con la sua flotta le coste dalmate fino al nostro Veneto, alla foce del Brenta, che le navi risalgono fino a giungere sui colli Euganei. E’ qui che un indovino svela ad Antenore il suo destino. Egli dovrà fondare una città laddove cadrà la freccia scagliata contro uno stormo di uccelli in volo. Antenore fonda quindi una nuova città in quelle terre inesplorate: nasce Padova. Prima della nascita di Cristo i Veneti, una volta incontrati i Romani, riconoscono in loro un popolo fratello ed amico. Proprio in virtù di quell’ascendenza ancestrale che vede Antenore ed il prode Enea discendenti dallo stesso progenitore, appunto Dardano. Del resto non è un caso che i Padovani fossero rinomati come famosi domatori di cavalli esattamente come i Troiani vengono spesso chiamati nell’Iliade.
Proprio nel Medioevo, anche nei cosiddetti secoli bui, il mitico fondatore di Padova è tutt’altro che ignoto e dimenticato. Nel 1274 infatti viene rinvenuta la tomba di un guerriero antico, subito attribuita allo stesso Antenore dai notabili cittadini che nel 1283 gli dedicano un’edicola ancora oggi presente e visibile in città. Il mito di Troia vive ancora nelle strade del nostro Veneto.

