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Nuovo piano pandemico per la Regione Veneto: per non farsi trovare impreparati

Dopo l’inadeguatezza della Sanità davanti all’emergenza Covid-19, si prepara un nuovo piano per arrivare preparati alla prossima pandemia

La parola d’ordine del nuovo piano pandemico è: «Mai più impreparati». Aveva dettato scandalo, allo scoppiare della pandemia, il fatto che il piano pandemico fosse scaduto nel 2006 e mai più rinnovato. Ora si cerca di correre ai ripari perché una tale situazione non debba più ripetersi.

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Il piano pandemico del 2006, o meglio il fatto che fosse scaduto e mai rinnovato, è al centro di un’inchiesta che coinvolge Ranieri Guerra come imputato e Francesco Zambon come accusati, entrambi dirigenti dell’Oms. Ora però si cerca di trovare nuovi modi per affrontare le emergenze.

Piano pandemico regionale, anche il Veneto prepara il suo

Il Ministero della Salute ha chiesto alle regioni di preparare ognuna il proprio piano pandemico, in modo da poter essere tutti preparati si dovesse affrontare un’ulteriore emergenza. Francesca Russo, a capo della Direzione regionale Prevenzione e coordinatrice del tavolo a tema con le Regioni spiega il piano pandemico del Veneto.

“Sarà valido fino al 2023, si compone di diverse tappe e la prima scadenza è il 29 ottobre, giorno in cui dobbiamo presentarne la parte iniziale al ministero. Interessa l’intero Sistema sanitario, dalla medicina del territorio all’ospedale, dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie inserito dall’Istituto superiore di Sanità tra i centri di sequenziamento del virus, fino alla formazione del personale. La seconda tappa è fissata al 28 febbraio 2022, quando depositeremo in allegato al Piano i documenti attuativi, cioè le procedure pratiche di gestione dell’emergenza”.

Piano pandemico: dalla teoria alla pratica, come prevedere e affrontare l’emergenza

Cosa prevede questo piano pandemico? Dal prossimo anno, innanzitutto una serie di esercitazioni nazionali coordinate dal ministero. Inoltre si tratta di un documento aggiornabile da parte di ogni regione, che può rivederlo e proporre cambiamenti in base a specifiche criticità emerse durante la pandemia.

Si parla anche dei rifornimenti dei dispositivi di protezione individuali (mascherine, guanti, camici, calzari, visiere, sovracamici) e attrezzature (per esempio i respiratori), che hanno rappresentato una vera e propria nota dolente durante l’emergenza da Covid-19.

Un gruppo di lavoro diretto dal Francesca Russo pronto a redigere i termini del nuovo piano per fronteggiare l’emergenza sanitaria

La redazione del Piano è stata affidata a un gruppo di lavoro composto da esperti della Sanità, al cui capo troviamo Francesca Russo: “Il documento avrà poi declinazioni locali; nel senso che ogni Usl ne avrà uno proprio, per coordinare l’organizzazione interna. Metteremo a sistema l’esperienza maturata in questi venti mesi”.

Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità del Veneto, commenta così il piano: “La pandemia ci ha sconvolto la vita ma ci ha anche obbligati a ripensare il Sistema sanitario; soprattutto a investire nella prevenzione, in interventi strutturali, nell’integrazione tra ospedale e territorio. Un bagaglio importante per tracciare le prospettive future”.

Come si stanno muovendo i tecnici secondo il nuovo “Piano di prevenzione”

Non solo il piano pandemico ma anche un nuovo “Piano di prevenzione sul monitoraggio delle acque reflue” a cui stanno lavorando i tecnici. Russo lo spiega così. “Da un mese abbiamo iniziato la ricerca del Sars-Cov2 nell’acqua, prendendo a campione gli acquedotti principali. Con la collaborazione dei gestori e dell’Arpav, sono stati eseguiti i primi prelievi nelle province di Padova, Verona e Vicenza e ora i campioni sono sotto analisi. I risultati saranno inseriti in un database e contribuiranno a tracciare la valutazione del rischio nei vari territori e poi a livello regionale. Per esempio serviranno a capire se in un’area il virus circola di più, magari confrontandoli con il numero di residenti positivi al Covid-19. Oppure, viceversa, se nelle acque reflue di un Comune, per esempio, troveremo una minor quantità di virus rispetto alla media regionale; potrebbe essere un elemento predittivo per comprendere che in quella zona la circolazione dell’infezione sta rallentando”.

Sarà l’Istituto Superiore di Sanità a controllare e monitorare i dati. Silvio Busaferro, il presidente, spiega così la situazione. “Uno degli elementi che caratterizzano la gestione della pandemia da parte dell’Italia è la rete di sorveglianza e relativo database; creato e alimentato quotidianamente dalle istituzioni coinvolte. Questa piattaforma, ora dedicata alle sequenze genomiche del Sars-Cov2, è un patrimonio da consolidare e allargare nel post pandemia; coinvolgendo per esempio la sorveglianza sull’antibioticoresistenza e su altri fenomeni emergenti”.

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