Due medici accusati di aver sottovalutato i sintomi di Michele Merlo, il giovane cantante vicentino morto di leucemia fulminante a 28 anni
Desta ancora sconcerto la tragica morte di Michele Merlo, il giovane cantante stroncato in pochissimi giorni da una leucemia fulminante. Le indagini dei carabinieri hanno portato a delle nuove scoperte su questa tristissima vicenda.
Già dieci giorni dopo la morte di Michele, il papà Domenico viene sentito dai carabinieri in merito alle ultime ore di Michele, mentre erano in vacanza. «In quei giorni lamentò solo la presenza di una tumefazione alla gamba sinistra che non sapeva attribuire a quale motivo» spiega il padre ai carabinieri.
Omicidio colposo è l’accusa al medico di base che per primo ha visitato Michele
Parte da qui l’inchiesta per omicidio colposo aperta dalla Procura di Vicenza che ha iscritto nel registro degli indagati il medico di base che visitò Michele il 26 maggio. Si tratta di Pantaleo Vitaliano, con studio a Rosà, in provincia di Vicenza. È lui, al momento, l’unico a essere indagato per la morte del ragazzo.
Secondo quanto dichiarato dal pm, avrebbe dovuto accorgersi che l’ematoma che Michele presentava sulla coscia era il segnale di qualcosa di molto più grave e avrebbe dovuto, per lo meno, ordinare degli esami del sangue che avrebbero potuto salvarlo. Addirittura si parla di una percentuale di sopravvivenza tra il 79 e l’87%.
L’inchiesta sta giungendo al termine, e la malasanità è ormai evidente in questa vicenda
Ormai l’inchiesta sta per chiudersi, l’incidente probatorio è in programma per il 2 marzo. In questo modo, si darà il tempo ai consulenti della difesa di ridiscutere le conclusioni della perizia. I legali che rappresentano le parti in causa sono: per la famiglia Merlo, Marco dal Ben, mentre Andrea Biasia per l’imputato.
Sono moltissime le prove che hanno raccolto gli investigatori, tanto da poter ricostruire con precisione che cosa sia successo. Sappiamo, infatti, che le prime echimosi erano comparse attorno al 7 maggio, su schiena e avambraccio destro. Poi, quella sulla gamba sinistra, il 16 maggio e infine il 19 si era estesa all’inguine e al ginocchio.
Il suo medico di base risponde che la mail è solo per le terapie croniche, ma neanche il pronto soccorso riesce ad aiutarlo
Proprio per questo aveva preso un appuntamento urgente col medico. «Ho dolore forte sottocutaneo in presenza di un grumo solido, come una ciste» scrive Michele, chiedendo aiuto al suo dottore. «La mail è unicamente per la richiesta di terapia cronica. Per qualsiasi altro motivo chiamare in segreteria. Inoltre chiediamo di non inviare foto» questo quanto si vede rispondere Michele, dopo 10 minuti.
Preoccupato, si reca immediatamente al Pronto soccorso di Cittadella. La scheda del triage riporta che il paziente «riferisce ematoma alla coscia, da circa una settimana (…) Nega traumi». Dopo ore di attesa, però, ha lasciato l’ospedale e si è diretto presso lo studio del suo medico di fiducia. Il quale, però, tratta l’echimosi come un banale strappo muscolare. Interrogato, risponderà così in merito: «Mi riferì di essersi procurato l’ematoma durante un trasloco. Gli ho detto di tornare da me il 31 maggio ma non si è più presentato».
Una morte scioccante, quella di Michele Merlo, che sconvolge tutti nel mondo dello spettacolo, soprattutto se si scopre che poteva essere evitata
Ma le due versioni non combaciano. Prima nega ai medici di aver subito un trauma e poi invece dice il contrario al suo medico? L’imputato riceverà, il 3 giugno, una nuova mail da Michele dove egli scrive «mi sento molto dolorante in gola e ho la febbre costante che sale e scende. Posso sapere come muovermi?». Ma l’unica proposta di Vitaliano è quella di cambiare antibiotico e «in caso di rivolgersi alla guardia medica».
I sintomi cominciano a cambiare: ecchimosi, febbre alta, placche in gola. Il medico di base, però, ha fatto quello che poteva, secondo quanto riportato dagli ispettori di Azienda Zero, sulla loro relazione presentata in procura. «Non emergono rilievi particolari sulla gestione del paziente soprattutto in considerazione che il sig. Merlo non si è presentato al controllo suggerito».
Anche Enrico Giannini, medico bolognese, indagato per la morte di Merlo, anche lui avrebbe sottovalutato i sintomi del ragazzo
Gli investigatori indagano anche sull’operato di Enrico Giannini, il medico che ha visitato Michele il 2 giugno nell’ambulatorio di continuità assistenziale di Vergato, mentre era in Emilia dalla fidanzata. Il ragazzo lamentava mal di gola e febbre. Qui gli viene diagnosticata una tonsillite. Ma, fanno notare «ma sicuramente l’ispezione del cavo orale e l’auscultazione avrebbero dovuto far notare la condizione generale di Michele, che in quella data era sicuramente già grave».
Insomma, siamo veramente davanti a un caso di malasanità «perché trattando con superficialità i sintomi suggestivi di leucemia, ne ritardavano la diagnosi compromettendo l’esito delle cure». Se solo qualcuno avesse preso sul serio i sintomi del ragazzo, ci sarebbero state molte probabilità di averlo ancora vivo.
