Il procuratore di Verona Francesco Bruni sulla rissa e le molestie di Peschiera: «In tribunale non si fanno processi sociologici. Considerata l’estrema gravità di quanto accaduto, è comprensibile invocare il massimo rigore»
Si è trattato di un enorme rave party, una rissa senza precedenti, a Peschiera, partito al grido di «Comanda l’Africa». Un raduno organizzato per il 2 giugno via Tik Tok, che ha richiamato centinaia di ragazzi da tutta la Lombardia. Eppure, non è la sola situazione preoccupante.
Come se non bastasse, sul treno di ritorno verso Milano, una decina di ragazze che tornavano da Gardaland, sono state molestate dagli stessi ragazzi al grido di «Qui non vogliamo italiani». Un vero e proprio abominio. Considerando poi che le ragazze erano «schiacciate nel convoglio da cui era impossibile uscire o chiedere aiuto».
La rissa del 2 giugno a Peschiera, e le molestie, sono al vaglio delle forze dell’ordine
Sul raduno con maxi rissa del 2 giugno stanno indagando le forze dell’ordine, e i politici si stanno rimbalzando le responsabilità, cercando però i colpevoli. Il procuratore di Verona, Francesco Bruni: «In tribunale non si fanno processi sociologici. Considerata l’estrema gravità di quanto accaduto, è comprensibile invocare il massimo rigore. Ma prima bisogna attribuire con assoluta certezza i singoli reati a chi li ha commessi».
Per ora, quindi, le uniche indagini sono “contro ignoti” o persone ancora da definire. Sarà Mauro Leo Tenaglia a coordinare il filone d’indagine. Si guarderà ai danneggiamenti, risse, lesioni, rapine, devastazioni, vandalismi, interruzione di pubblico servizio. Ma ovviamente ci sarà anche una seconda inchiesta sulle molestie sessuali subite sul treno da almeno 5 minorenni.
I sospetti per ora non hanno ancora portato a nessuno di definito, ma le ragazze potrebbero essere molte di più
Si sospetta di una trentina di persone, purtroppo le ragazze non sono riuscite a riconoscerli. Ma sono state in grado di fornire importanti informazioni come tatuaggi, abiti particolari. Ci vorrà del tempo, anche perché le vittime potrebbero essere molte più del previsto.
Le prove si possono trovare anche dai molti video ormai presenti sui social, che testimoniano le violenze, e i filmati delle videosorveglianza del lungolago. Nel frattempo il sindaco di Peschiera, Orietta Gaiulli, aveva lanciato l’allarme per possibili problemi di ordine pubblico già il 30 maggio.
Il sindaco di Peschiera aveva avvisato del pericolo, ma nessuno la ha ascoltata
Infatti, già il giorno successivo, 31 maggio segnalò «un video su Tik Tok che dava appuntamento ai giovani facinorosi a Peschiera per il 2 giugno». Il sindaco chiede quindi le dimissioni di tutti quelli che non le hanno dato ascolto. Dalle istituzioni, intanto, giungono parole di vicinanza alle vittime di violenze.
Sulla questione si esprime anche la ministra alle Pari Opportunità Elena Bonetti: «Il coraggio di queste ragazze di denunciare è ammirevole e a questo coraggio deve seguire un impegno da parte delle istituzioni e di tutta la società nell’accogliere questa richiesta di aiuto e nel prendere provvedimenti».
