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Salone del libro di Torino, la polemica parte da Verona. Mariotti: “Sempre più strumentalizzato dalla sinistra”

massimo mariotti salone libro

Massimo Mariotti, esponente di spicco della destra sociale veronese, entra a gamba tesa sul Salone del Libro di Torino: “Le solite noiose parole d’ordine: inclusività, accoglienza, stop alla guerra, sostenibilità, etc etc”

Il Salone del libro di Torino appena conclusosi ha visto un discreto aumento dei visitatori in questo primo anno di ‘post pandemia’. Quella che non si è vista però è la pluralità di idee che un festival della cultura dovrebbe rappresentare. Sulla questione entra a gamba tesa Massimo Mariotti, esponente di spicco della destra sociale veronese: “Un festival ormai politicizzato e decisamente poco originale.”

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“Un ritrovo culturale della sinistra italiana più o meno moderata con le solite noiose parole d’ordine”

“Fa sempre piacere leggere del successo di un evento culturale in un paese il cui governo annuncia di togliere fondi alle scuole invece che di aumentarli – commenta Mariotti – tuttavia purtroppo, anche quest’anno il festival si è visto come un ritrovo culturale della sinistra italiana più o meno moderata con le solite noiose parole d’ordine: inclusività, accoglienza, stop alla guerra, sostenibilità, etc etc… Tutte questioni nobili certo – continua Massimo Mariotti – ma che poi, nei fatti di anni di potere e di egemonia culturale della sinistra nel nostro paese non hanno MAI portato a risultati concreti e benefici per i cittadini”.

“Esclusione e censura”

“Il salone del libro – prosegue Mariotti – evento nazionale di una rilevanza culturale notevole, si è in questi ultimi anni distinto invece più per una tendenza di esclusione e censura a tutta quell’editoria politicamente scorretta e non conforme che pure presenta un’importanza culturale di estrema qualità nel nostro paese”.

“Titoli e testi di argomenti suggestivi e interessanti – conclude Massimo Mariotti -vengono infatti ogni anno banditi dal Salone del Libro nel nome di un presunto antifascismo che in realtà si traduce nella censura di tutti i punti di vista alternativi alla narrativa della sinistra. Se il festival vuole veramente ambire a questa dimensione nazionale e ‘di tutti’, prima di festeggiare un magro aumento dei visitatori dovrebbe iniziare ad ampliare le proprie vedute e i contenuti – conclude Mariotti – anche su argomenti scomodi e scottanti, che hanno dimostrato, nei fatti di essere di una qualità per nulla scontata.”

La redazione

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