Nato a Belluno ma vissuto a Milano, Mario De Biasi è stato uno dei grandi maestri della fotografia italiana. Artista di fama internazionale, seppe raccontare per decenni le profonde evoluzioni vissute dall’Italia. Dal 12 marzo 216 sue foto in una retrospettiva a “La Casa dei Tre Oci” di Venezia
Mario De Biasi nacque a Sois, un paesino di alcune centinaia di anime in provincia di Belluno, nel 1923. Fotografo di fama internazionale, conquistò il mondo con il suo famosissimo scatto “Gli italiani si voltano”, dove la giovanissima circense ed attrice Moira Orfei con abito bianco e di spalle, si dirige verso la Galleria Vittorio Emanuele II mentre un folto gruppo di uomini si volta. La foto, che raccontava i cambiamenti della Milano e dell’Italia degli anni ’50 venne addirittura esposta al museo Guggenheim di New York. Rispetto ai suoi esordi, il racconto diventa sfumato: è certo che che iniziò a Norimberga nel 1945. Si narra con una macchina fotografica trovata tra le macerie della città bombardata. Dieci anni dopo divenne il primo fotogiornalista assunto dal settimanale Epoca, con cui poi ha collaborò per trent’anni e di cui, negli anni d’oro della rivista, conquistò innumerevoli copertine.
Nel 1956 a Budapest durante i giorni della rivolta popolare contro l’oppressione sovietica, racconta al mondo attraverso scatti di sconvolgente crudezza il martirio della capitale magiara
La sua è la storia di una carriera straordinaria. Di quelle che solo una rara sensibilità nel raccontare il mondo attraverso un obiettivo è in grado di ottenere. Nel 1956 a Budapest durante i giorni della rivolta popolare contro l’oppressione sovietica, immortala attraverso scatti di sconvolgente crudezza il martirio della capitale magiara. Nel 1962 è in Siberia con la spedizione esplorativa di Walter Bonatti. E poi il Giappone, l’amata New York. I viaggi lontani e quelli vicini, attraversando l’Italia in lungo e in largo per raccontare gli enormi cambiamenti che stava attraversando il Belpaese. Per cogliere un mondo che stava scomparendo. E ancora i ritratti delle grandi star del cinema: Marlene Dietrich, Brigitte Bardot e Sophia Loren. Solo per citarne alcune.
“Quando inizia la sua ‘ricognizione’ fotografica nella Milano del Dopoguerra è capace di far comprendere l’evoluzione dei costumi e il dinamismo della metropoli”: Mario De Biasi, nato in un paesino di Belluno, raccontò magistralmente la metropoli meneghina
Ma è nel raccontare la sua città d’adozione – quella Milano che lo ha accolto e portato al successo – che Mario De Biasi, il ragazzo di Belluno, affina maggiormente il suo sesto senso fotografico. “Bellunese di nascita, ma vissuto quasi sempre a Milano, Mario De Biasi è uno dei decani del fotogiornalismo italiano. Quando inizia la sua ‘ricognizione’ fotografica nella Milano del Dopoguerra è capace di far comprendere l’evoluzione dei costumi e il dinamismo della metropoli. Con le sue immagini offre una chiave di lettura di una città che in quasi sessant’anni subisce trasformazioni tanto significative da renderla spesso irriconoscibile”: questa la motivazione per cui gli viene conferito l’Ambrogino d’Oro, la massima onorificenza meneghina, su proposta dell’allora assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi.
216 scatti per la metà inediti provenienti dall’archivio personale dell’autore, divisi in dieci sezioni tematiche che raccontano i viaggi, i personaggi, i grandi eventi storici, la quotidianità, la gente comune. Sino ad approdare all’astrazione
Ed è proprio al fotografo bellunese che “La Casa Dei Tre Oci” di Venezia dedica la retrospettiva “Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003”. 216 scatti per la metà inediti provenienti dall’archivio personale dell’autore, divisi in dieci sezioni tematiche che raccontano i viaggi, i personaggi, i grandi eventi storici, la quotidianità, la gente comune. Sino ad approdare all’astrazione. Un percorso affascinante e coinvolgente attraverso la vita e le sensibilità di uno dei più grandi fotografi italiani di sempre.
(foto: Fondo Paolo Monti, presso Civico Archivio Fotografico di Milano)
