Stavolta sono le piogge a rallentare il processo di Marco Zennaro, ancora bloccato in Sudan almeno fino al 25 agosto perché il giudice non si è presentato in aula durante l’udienza
La vicenda ha del surreale. Marco Zennaro, imprenditore veneto bloccato ormai dal 1 aprile in Sudan senza processo. La vicenda aveva smosso molto l’opinione pubblica, a Venezia era stato organizzato anche un corteo molto sentito e partecipato per fargli ottenere la libertà, quando si trovava ancora in carcere.
Scarcerazione poi avvenuta, in effetti, con l’obbligo però di non lasciare il Sudan perché le accuse contro di lui non erano ancora cadute. Da metà giugno, quindi, Marco Zennaro è prigioniero di un Paese intero, impossibilitato a tornare in patria, e con una condanna totalmente illegittima che pende sulla sua testa, senza alcun processo.
Giustizia sudanese bloccata dalle piogge torrenziali, udienza rinviata
Poteva essere la svolta. In aula era tutto pronto per discutere l’udienza che avrebbe potuto portare alla definitiva liberazione di Marco Zennaro, dirigente del Venezia Rugby. Ma l’udienza non si è mai svolta, perché il giudice non si è mai presentato e tutto l’iter giudiziario è stato spostato al 25 agosto.
Sembra che siano state le piogge del Sudan a impedire al giudice di recarsi in tribunale. Unico, tra tutti i presenti a risentire del maltempo che si è abbattuto, effettivamente, negli ultimi giorni su Khartum. Strade allagate e trasporti rallentati sono all’ordine del giorno, ma non hanno impedito a tutti gli altri protagonisti del processo di recarsi in tribunale.
Nonostante le giustificazioni, Marco Zennaro resta bloccato in Sudan insieme alla moglie
Dopo la scarcerazione, Zennaro è confinato nel suo albergo, dove, da una settimana, l’ha raggiunto la moglie. Sta cercando di riprendersi dal terribile periodo passato nelle carceri di Khartum, dove le condizioni erano disumane. La moglie però non potrà restare per sempre, e il protrarsi del processo aggiungerà altra sofferenza all’imprenditore veneziano.
Da metà giugno, infatti, Zennaro non si trova più in carcere. O meglio, il suo carcere è molto più grande di una cella: è l’intero Sudan. Essendo ancora in piedi la causa civile (mentre è decaduta la causa penale), non può oltrepassare i confini dello Stato
L’incubo della prigione per Marco Zennaro e i tentativi della famiglia di aiutarlo
In più, resta il terrore della possibilità di tornare in carcere. L’udienza di lunedì era fondamentale per scongiurare questo rischio. Il Sudan aveva chiesto una cauzione di 973 mila euro, e la famiglia era riuscita a racimolare più di un milione di euro a garanzia. Ma oltre questa cifra non ha più niente da poter spendere.
Lo Stato Italiano, inoltre, fa sapere che non potrà anticipare nessuna spesa per le esigenze processuali e di cauzione alla famiglia Zannaro, che si troverebbe nella posizione di dover ipotecare il capannone, operazioni che però richiedono del tempo. La Farnesina nel frattempo si sta muovendo per riuscire a far pervenire a Marco Zannaro un passaporto diplomatico, ma anche in questo senso i tempi sembrano lunghissimi. Dunque, il destino di Marco è ancora imprevedibile.
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