È tornato in Italia Marco Zennaro, l’imprenditore veneziano trattenuto un anno in Sudan per un’ingiusta accusa che lo ha portato a trascorrere diverse mesi in carcere: «È finito un incubo»
Marco Zennaro, l’imprenditore veneziano bloccato in Sudan per quasi un anno, trattenuto in stato di detenzione, è rientrato in Italia. L’uomo è giunto oggi all’aeroporto di Fiumicino con un volo di linea della compagnia aerea Turkish Airlines, proveniente da Istanbul. La sua vicenda aveva scosso e mobilitato tutto il Veneto. Accusato infatti di una fornitura non conforme, Zennaro era stato rinchiuso in un carcere sudanese in condizioni terribili. A nulla erano valse le numerose manifestazioni e i numerosi appelli per la sua scarcerazione. Oggi il felice epilogo di questa vicenda.
Marco Zennaro: «Grazie per il lavoro di squadra»
«La risoluzione del caso è stato frutto di un grande lavoro di squadra: a partire dal direttore generale per gli italiani all’Estero della Farnesina, Luigi Vignali, che ringrazio personalmente, coadiuvato dal professor Orsoni, dai nostri avvocati sul posto, e da tutte le realtà che mi hanno supportato economicamente». È quanto afferma Marco Zennaro, poco dopo essere sbarcato dal volo che dal Sudan l’ha riportato in Italia, via Istanbul. «È stato un anno lungo e duro. Chi ringrazio? Prima di tutto mia moglie, perché in tutto questo tempo ha tenuto saldi i valori più importanti che ho nella vita che sono rappresentati dalla famiglia e dai figli; poi intendo ringraziare anche le due dottoresse che mi hanno supportato clinicamente durante questo anno in Sudan, Anna Paola Borsa e Lucia Ceschin». «La libertà in Sudan è un concetto diverso dal nostro; la gente in Sudan non nasce libera come noi – prosegue Marco Zennaro – possono prendere la tua libertà come se nulla fosse, mentre per noi è un valore assoluto che difficilmente viene capito se uno nasce e vive in Sudan».
«Mi dissocio dalle accuse mosse da mio padre»
«Mi dissocio completamente da quello che ha detto mio padre e ho letto sui giornali, la Farnesina ha fatto quello che poteva, non mi sono sentito abbandonato dalle istituzioni – dice Marco Zennaro in riferimento alle dure accuse mosse proprio questa mattina dal padre Cristiano Zennaro contro la Farnesina – Il contesto sudanese è difficilissimo, peggiorato dal colpo di stato, da una miseria dilagante e da una crisi sociale, politica ed economica che affligge il paese da troppo tempo. Non mi sono sentito abbandonato da nessuno. Non si può chiedere quello che non si può avere. Ringrazio il dottor Vignali e il professor Orsoni, che hanno contribuito costantemente a monitorare la situazione».
La polemica del papà Cristiano Zennaro
«Confermo la partenza di Marco dal Sudan – aveva detto questa mattina Cristiano Zennaro, il papà dell’imprenditore veneziano Marco Zennaro – Dopo 361 giorni finalmente l’incubo è finito – aveva detto – Ringrazio mio figlio per essere sopravvissuto a quei 75 terribili e infernali giorni di detenzione. Ringrazio la famiglia per aver trovato in tempi brevi le risorse finanziarie per far cessare la detenzione». Zennaro esprime un ringraziamento anche nei confronti dei dipendenti dell’azienda «per aver portato avanti l’attività con grande senso di responsabilità pur in assenza del loro titolare. Il mio pensiero – aggiunge – va a quelle 50 mila persone che hanno fatto sentire a Marco con manifestazioni sempre pacifiche l’affetto della comunità veneziana». Riguardo la Farnesina sottolinea: «Devo purtroppo denunciare il totale fallimento dell’istituzione italiana che incomprensibilmente non ha voluto risolvere un palese sequestro di persona a scopo di estorsione. Mi auguro che la Farnesina abbia il pudore di non rilasciare retorici comunicati perché se Marco è uscito da quell’inferno lo deve solo ed esclusivamente a sé stesso». E al denaro raccolto da Unioncamere Veneto per pagare la cifra richiesta dal tribunale sudanese.
Dalla Farnesina
«Abbiamo cercato di favorire la mediazione, trovare un compromesso, una via d’uscita e questa è stata un’attività della Farnesina costante, garantendo il trasferimento dei fondi con un nostro conto bancario. Insomma un’attività molto presente, nella linea di quello che il Ministro ha indicato: non abbandoniamo mai gli italiani all’estero» dice all’aeroporto di Fiumicino Luigi Maria Vignali, Direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, rientrato in aereo dal Sudan insieme con Marco Zennaro. «Abbiamo coadiuvato fin dall’inizio questo processo – aggiunge Vignali poco prima di lasciare lo scalo romano – assistendo Marco Zennaro, la sua famiglia, dandogli protezione; perché dobbiamo ricordare che ha trascorso gran parte di questo periodo nel Sudan nella nostra ambasciata»
Il presidente Luca Zaia
«Oggi è una bella giornata, segnata da una notizia stupenda: Marco Zennaro è arrivato sul suolo italiano. Si conclude un incubo che ha subito per 361 giorni, quasi un anno, di cui 75 giorni disumani. Oggi fa ritorno a casa un grande veneto, una persona che ha dimostrato di avere la schiena diritta, difendendosi come un leone – dice il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia – Festeggiamo la liberazione di Marco. A lui invio il più caloroso benvenuto mio e di tutti i veneti, augurando che possa abbracciare subito sua moglie Carlotta, i suoi figli, i suoi genitori e tutte le persone che gli vogliono bene».
Il sindaco Luigi Brugnaro
«Marco Zennaro libero è la notizia che tutti noi aspettavamo e che ci riempie di gioia. Finalmente oggi Venezia torna ad abbracciare un suo cittadino. Sono particolarmente orgoglioso che questa triste vicenda abbia avuto un risvolto positivo – dice il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. (fonte: Il Gazzettino)
