In cammino verso la Cina, con gli occhi sempre vigili alla ricerca di curiosità, oggi intrappolate in un libro incredibile: Marco Polo, l’autore de “Il Milione”
Viaggiatore, mercante, autore de “Il Milione”, Marco Polo è uno di quegli uomini che hanno portato in alto il nome di Venezia. Anzi, nel suo caso, l’ha portato… ad Est! Fino a raggiungere la Cina, alla corte di Kubilai Khan, signore dell’impero mongolo che si estendeva su buona parte del mondo conosciuto.
Nato a Venezia il 15 settembre 1254 in una famiglia di mercanti, Marco viveva, già da ragazzino dei racconti che il padre e lo zio, facevano dei loro viaggi in oriente e bramava di poter partire con loro. I due Polo, Nicolò e Matteo, erano riusciti a raggiungere la Cina già nel 1266 e a tornare a Venezia, sempre percorrendo la Via della Seta, impresa che non era affatto da considerare da poco.
In viaggio alla scoperta dell’Oriente: dalla corte di Kublai Khan alle meraviglie scoperte lungo la via
Marco venne accontentato nel 1271, quando Nicolò e Matteo ripartirono alla volta della Cina per portare al Khan la risposta del papa. Infatti, Kublai li aveva incaricati di fare da ambasciatori con Roma e in cambio aveva concesso loro un salvacondotto grazie al quale avevano potuto attraversare tutto l’impero mongolo.
Inizia così il viaggio di Marco che a soli 17 anni si trova sbalzato in una realtà completamente diversa, attraversa stati e culture diverse, incontra personaggi singolari. Noi conosciamo tutto questo grazie al suo “resoconto di viaggio”, quello che fu uno dei libri capace di riscuotere maggior successo nella sua epoca: il Milione.
Dall’unione dell’ingegno di Marco Polo e dalla penna di Rustichello da Pisa nacque “Il Milione”
In pochi sanno, però, che non fu davvero Marco a scrivere il Milione. Marco rimase 20 anni alla corte del Kahn, vedendo e scoprendo incredibili meraviglie e insieme anche orrori senza fine, tutti documentati nel suo libro. Al ritorno in patria, però, si ritrovò prigioniero del genovesi dopo la battaglia di Curzola del 1298.
Fu lì che il destino compì il suo corso. Marco si ritrovò in cella con Rustichello da Pisa, un fine umanista, al quale raccontò tutte le sue avventure, stimolando così la sua fantasia. Subito Rustichello si fece portare gli strumenti per scrivere e iniziò a mettere su carta tutto quello che Marco gli dettava.
Unendo così i racconti incredibili di Marco, la sua esperienza fuori dal comune, la sua incredibile capacità di osservare, di chiedere, di cercare di capire, che andava ben al di là di quelli che erano i suoi compiti precisi. E l’abilità retorica e stilistica di Rustichello da Pisa, si riuscì a creare il capolavoro della letteratura e la miniera di informazioni che noi tutti ancora conosciamo.
