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I 200 anni del Maraschino che vien dalla Dalmazia

La Luxardo di Padova festeggia i due secoli di attività. Dalla drammatica fuga da Zara in Dalmazia sino alla ripartenza ai piedi dei Colli Euganei, storia di uno dei più antichi e amati marchi italiani. Attraverso le generazioni, sempre saldamente in mano alla stessa famiglia

Compie duecento anni l’iconico Maraschino della padovana Luxardo. E lo fa con alle spalle la storia di un successo imprenditoriale che meriterebbe di essere oggetto di studio. Ma a cui si mescolano il dramma, la Storia, la voglia di riscatto. Ci si potrebbe fare un film su questa famiglia. Una vera e propria epopea dove casato e attività raccontano la stessa vicenda. Partendo dalla Dalmazia. “Zara, la città del Maraschino Luxardo”: recitava così negli anni ’30 il celebre manifesto pubblicitario realizzato per il marchio dal pittore Giuseppe Raverta. Perché è nella città dalmata, per oltre sette secoli territorio della Serenissima, che nel 1821 Girolamo Luxardo decide di produrre il suo Maraschino, fondando quella che oggi è una delle più antiche aziende produttrici di liquori in Europa. Questo liquore è una specialità locale sin dal medioevo. Prodotto in origine nei monasteri e nei conventi, si ottiene mettendo in infusione nell’alcol le marasche, aspre ciliegie, con l’aggiunta di zucchero ed essenza di rose.

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Le autorità titine confiscarono ai Luxardo lo stabilimento e tutti beni. Pietro Luxardo e il fratello Nicolò con la moglie furono annegati nel mare di Zara

Nel 1913 quello della Luxardo era uno dei più grandi e moderni stabilimenti dell’Impero Austro-Ungarico. Ancora oggi è possibile ammirarlo, imponente e maestoso, sul lungomare di Zara. Con la Seconda Guerra mondiale tutto fu perduto. Le autorità titine confiscarono ai Luxardo lo stabilimento e tutti beni. Pietro Luxardo e il fratello Nicolò con la moglie furono annegati nel mare di Zara, seguendo così per mano delle forze di Tito la tragica fine di moltissimi altri italiani. Giorgio, l’unico fratello superstite, fu costretto con i familiari rimasti alla fuga via mare verso le coste italiane risalendo l’Adriatico su una barca a vela.

Un nuovo stabilimento stava sorgendo a Torreglia, alle pendici dei Colli Euganei, in provincia di Padova

Ma per i Luxardo famiglia significa impresa. E impresa significa famiglia. Già nel 1947 si progettava la ripartenza. Le genti venete, si sa, non amano piangersi addosso. Fu affidata addirittura una consulenza dell’Università di Firenze per individuare il luogo con le migliori caratteristiche per la crescita dei ciliegi Marasca. Si trattava di un terreno della ditta Pezziol, che produceva il Cynar. Dopo poco un nuovo stabilimento ispirato a quello perduto stava sorgendo a Torreglia, alle pendici dei Colli Euganei, in provincia di Padova. Un marchio così blasonato tornò velocemente agli antichi fasti.

“Essere qui a raccontare i nostri 200 anni è una profonda emozione”

Oggi la Luxardo è un’azienda veneta che mantiene la tradizione attraverso l’avanguardia. E che conta infiniti estimatori in tutto il mondo. Un luogo in cui un’intuizione ha attraversato sette generazioni. Di cui tre che lavorano in questo istante gomito a gomito. “Essere qui a raccontare i nostri 200 anni è una profonda emozione”– dichiara oggi Franco Luxardo. Guardando gli alambicchi di rame, le tinaie di affinamento, i marascheti e i moderni impianti di imbottigliamento con nonni, padri e figli che ci lavorano assieme, si capisce immediatamente il senso profondo della sua affermazione.

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