Durante il Consiglio Federale nessuna critica ufficiale a Salvini per la gestione della rielezione del Presidente della Repubblica. Anzi, sarebbero pronte le espulsioni per chi l’ha fatto. Ma il vento dal Nord-est spira gelido, e se tutto tace è solo perché Zaia tesse la sua tela per incassare l’autonomia per il Veneto
Il malcontento nella Lega è sempre più evidente, soprattutto nel Veneto, dove la base leghista proprio non digerisce la presa di posizione sul Quirinale di Salvini. Si aspettava un consiglio federale di fuoco, ma sembrerebbe che non ci siano stati particolari tensioni in quella sede.
Al contrario, da un’assemblea blindata, tutto quello che è trapelato è un “pieno mandato” a Salvini. Vero è che molti auspicavano un cambiamento e non nascondono il proprio malcontento. Molti militanti della Lega speravano in un cambio di vertice, o almeno in un chiarimento interno, ma sono rimasti delusi.
Il Consiglio Federale ha congelato tutto
Basta leggere la nota del Carroccio a commento dell’incontro. «Il Consiglio Federale della Lega ha approvato all’unanimità alcuni obiettivi per i prossimi mesi individuati dal segretario Matteo Salvini e su cui impegna tutto il partito a cominciare da ministri, governatori, parlamentari, sindaci e amministratori locali»
Si passa poi ad analizzare quella che sarà “l’agenda Salvini”. Niente nuove tasse, né riforma del catasto; no a nuove restrizioni e nemmeno alla Dad, o alla differenziazione tra bambini vaccinati e non. Piuttosto, sì a un importante aiuto alle famiglie in difficoltà; si conferma la lotta alla difesa dei confini e all’immigrazione.
Cresce il malcontento nella Lega contro Salvini, pericoloso anche in virtù delle prossime amministrative
La politica veneta, nel centrodestra, è in subbuglio. A Verona si sta cercando di mettere insieme una coalizione per la prossima giunta Sboarina. Potrebbe però essere una bella rivincita a Padova. Anche se nemmeno qui la Lega è in buone condizioni. Si era arrivati a considerare il candidato Francesco Peghin, ma con riluttanza.
Il malcontento della Lega passa anche dal fatto che i leghisti non tollerano da tempo la colonizzazione militare del partito operata da Salvini. Esclusi i salviniani di ferro come Massimo Bitonci, Andrea Ostellari, Lorenzo Fontana e forse anche Alberto Stefani, naturalmente.
Quello che emerge dai sussurri a microfoni spenti di tre quarti dei leghisti veneti, è che per Salvini si deve completare la parabola discendente che dal Papeete in poi è sembrata non arrestarsi. Non si tratta però di una fronda solo veneta, perché coinvolge governatori e ministri, come Giancarlo Giorgetti.
Zaia dovrebbe puntare all’autonomia, mentre non si sa niente di chi dovrebbe essere espulso
In molti non aspettano altro che Zaia faccia inserire nell’agenda di governo l’autonomia del Veneto. Inoltre, Stefani sembra che abbia chiesto la valorizzazione dei sindaci, mentre Fontana ribadiva la linea dura sui procedimenti disciplinari per tutti coloro che criticano il partito tramite la stampa.
Non si è ancora deciso nulla sulle espulsioni, però. Sono quattro i leghisti in attesa di scoprire il loro destino. Si tratta di Fulvio Pettenà (Treviso) e Giovanni Bernardelli (Conegliano) entrambi senza ruoli al momento ma anche Marcello Bano, neo sindaco di Noventa Padovana. Ma anche Gianantonio Da Re, ex segretario regionale ora europarlamentare che ha criticato direttamente Salvini.

