Il 10 novembre 1816 arriva a Venezia Lord Byron, incarna il demone del dandy romantico fra le rovine fumanti della ex Serenissima, sulle orme di Giacomo Casanova
Venezia ha compiuto 1600 anni facendo da palcoscenico a molte storie e molte vite. Sarebbe opera ovviamente impossibile quella di raccontarne la storia attraverso tutti i personaggi che l’hanno abitata. Si possono aprire solo delle finestre, a caso, a strapiombo sui canali. Sbirciando cosa succede in un dato momento: un’inquadratura soggettiva sulla vita lagunare.
Aprendo una di queste finestre sul Canal Grande è possibile vedere un uomo che ci nuota dentro, vestito di tutto punto. Lo vediamo avvicinarsi ad una gondola ed emergere improvvisamente spaventando le signore a bordo. Poi si immerge nuovamente e punta un’altra gondola e nuove vittime dello scherzo. Il nuotatore è inglese, è nobile, è uno scrittore e poeta, è stravagante (ma questo lo avevate già capito), è l’erede di Jack il Pazzo: è Lord George Gordon Byron, il primo dandy romantico di Venezia.
La decadente bellezza di Venezia
Byron era arrivato a Venezia il 10 novembre 1816, come tappa del suo grand tour fuori dalla perfida Albione. In Inghilterra fugge debiti, giudizi e censure: la swinging London è ancora al di là dal venire. Nella città di San Marco trova un habitat naturale per crescere la sua pianta. Fra le rovine fumanti della ex Serenissima coltiva lo spirito della decadenza da tradurre in opere letterarie. Trova l’unione di questi due termini nella sua prima residenza in Laguna: il decadente Hotel Gran Bretagna, affacciato sul Canal Grande.
Da lì si sposterà in Frezzeria per poi trovare nel maggio 1818 dimora stabile a Palazzo Mocenigo, di nuovo sul Canal Grande. La sua vita veneziana è rocambolesca, e gli serviranno allo scopo anche due casini alla Giudecca e a Santa Mariza Zobenigo. Ma nello scorrere incessante trova momenti di pausa e sintesi, dove suggere la decadenza di Venezia e allo stesso tempo sentirne la bellezza:
A Venezia gli echi di Tasso sono svaniti
ed il Gondoliere, senza canto, voga silenzioso;
i suoi palazzi si sgretolano sulla riva,
e non sempre ora la Musica colpisce l’orecchio:
quei giorni non sono più – ma la Bellezza è ancora presente.
Il nuovo Casanova parla inglese
La decadenza del luogo si riflette in quella dell’animo, e poi del corpo. Byron guarda la rovina fino a farsi guardare dentro da lei. La sua condizione fisica peggiorerà in modo impressionante nei tre anni passati a Venezia, e sembra voler reincarnare le gesta di Giacomo Casanova, con ancora maggiore appetito. Una dieta a base di donne – e non solo – rigorosamente sposate, in una città dove “nessuna donna fa nulla se non si tratta di adulterio”, e dove “i mariti naturalmente appartengono alla moglie di chiunque, meno la propria”.
Byron diventa il fantasma dell’Opera veneziana, che appare e scompare. Le apparizioni sono teatrali e ne fanno un personaggio a tutto tondo. Compare nelle cronache cittadine per gli amori e gli scandali. “L’inglese pazzo”, lo chiamano i gondolieri, e non solo per il vezzo, già raccontato, di nuotare vestito nei canali per fare scherzi. Sempre nuotando lancerà e vincerà sfide con altri nobili, creando dei veri e propri spettacoli. Lui, formidabile nuotatore, che ha lasciato il suo nome alla gara che ancora oggi attraversa il golfo di Spezia e che nasce da un’altra sua sfida vinta.
Quando scompare, lo fa con il silenzio della pietra e del cipresso. Magari sull’isola di San Lazzaro, dove va a studiare l’armeno. Magari contemplando le rovine della Serenissima. Magari su una gondola mentre a terra lo aspetta un’amante. Anche la sua partenza da Venezia è intrecciata agli amori, dopo aver visitato la campagna veneta. Nel suo viaggio ci saranno altre tappe italiane, prima di andare a seppellire il suo cuore in Grecia.
