Chi ha appoggiato l’autonomia della Crimea nel 2016 oggi è in una lista nera di persone che non possono entrare in Ucraina. Tra loro esponenti leghisti veneti, tra cui il presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti
Tra le tante follia della guerra in Ucraina, pare che esista una “lista nera” in cui sono inseriti alcuni esponenti politici italiani, specialmente della leghisti veneti, su cui vale un divieto di entrare nel Paese. La misura risale ai tempi della guerra in Crimea.
A riportare questa notizia è il quotidiano la Repubblica, che fa i nomi di alcuni leghisti veneti che compaiono nella lista. Per fare alcuni nomi: il deputato veronese Vito Comencini, Palmerino Zoccatelli dell’associazione Veneto-Russia, il consigliere regionale Stefano Valdegamberi. Potrebbe esserci anche Luciano Sandonà oltre al presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti.
Un ordine del giorno per condannare il precedente provvedimento in cui, nel 2016, si condannavano le sanzioni alla russia
Questo elenco è stato strategicamente reso noto proprio all’indomani del voto di Palazzo Ferro Fini riguardo un ordine del giorno proposto dall’opposizione. Si chiedeva che venisse rinnegato dall’intero consiglio la risoluzione risalente al 2016, in cui ci si schierava contro le sanzioni alla Russia.
Il Corriere del Veneto ha approfondito questo tema grazie a un’intervista allo stesso Ciambetti, che al momento si trova a Bruxelles. Interrogato su quale sia il suo incarico in quella sede, risponde. «Mi sto occupando al Parlamento europeo della Carta di Venezia e del progetto “Città inclusive per Famiglie sostenibili” con le Nazioni Unite e l’International Federation for Family Development e la tragedia umanitaria vissuta dalla popolazione ucraina mette in luce più che mai il ruolo chiave delle politiche a supporto delle famiglie. Pensi, proprio un “leghista brutto e cattivo”».
Ciambetti, da Bruxelles, parla della lista nera in cui compaiono molti leghisti veneti, ma anche delle sue posizioni
Per quanto riguarda invece l’ODG promosso durante il consiglio, cerca di mitigare gli animi. «Da presidente, volendo, avrei potuto introdurre argomenti da disquisire sulla bontà o meno di quell’ordine del giorno. Ma ho voluto evitare ulteriori strumentalizzazioni».
Assicura, però, che non ci sia nessuna spaccatura interna. «No, è stata una scelta di buon senso. Quella del Pd, invece, è politichetta di bassissimo profilo. Una mossa inutile e pretestuosa». E ancora. «Odg e risoluzione sono atti sono gerarchicamente diversi. Il nostro consiglio regionale si è espresso sul tema in maniera inequivocabile e chiara il 2 marzo. Volerci tornare rivela una volontà di strumentalizzazione. Ne prendiamo atto».
«Condanno assolutamente la guerra» sostiene Ciambetti
Sull’accusa di essere filo-russo, diventata una vera macchia da caccia alle streghe in questo momento, risponde. «L’ho detto a caldo e lo ripeto: condanno assolutamente la guerra. Non ci sono giustificazioni per l’uso della violenza in merito a una controversia. Tanto che non mi aspettavo lo scoppio della guerra, non l’ho vissuta bene».
Quanto alla lista nera in cui si trova, insieme ad alcuni suoi compagni di partito dichiara: «Non mi risulta Durnwalder militi nella Lega, la sua colpa è stata raccontare il modello positivo di autonomia del suo territorio… Richieste che, se mal gestite, possono portare addirittura a un conflitto come, purtroppo, vediamo in queste settimane. Gli accordi di Minsk 2 avrebbero dovuto essere rispettati. E qualcuno avrebbe dovuto farli rispettare. Ma ciò non giustifica un conflitto bellico».
Nel 2016, all’indomani del colpo di Stato in Ucraina, la Crimea si espresse con un referendum legittimo
E a chi gli ricorda le sue posizioni sulla Crimea, nel 2016, ribatte. «La Crimea si espresse con un referendum dopo un colpo di stato a Kiev, ovviamente era di nostro interesse insieme alle opportunità evidenti per le nostre imprese. Era il periodo in cui Renzi magnificava i meriti degli accordi commerciali stretti da Letta con la Russia. Per altro, forse pochi ricordano che all’inaugurazione delle olimpiadi di Sochi ci andò, appunto Letta, ma non Obama o la Merkel».
Sulla mozione approvata del 2016 che oggi li pone tutti alla gogna sostiene. «Votare nel 2016 la nostra risoluzione aveva un senso, guardarla con gli occhi di oggi è completamente diverso». Quanto alle posizioni della lega sulla questione. «Fin da subito ci siamo espressi su posizioni filo atlantiche. Ma se si ragiona appena fuori dal coro, il rischio è la gogna. Vedo che in altri Paesi europei lo spazio per un dibattito pacato c’è, non così in Italia dove chi ama leggere, informarsi e ragionare con la propria testa ormai viene bollato come filo putiniano».
