Gli gnocchi “sbatui” della Lessinia e il Pero Misso di Marano in Valpolicella sono stati inseriti nell’Elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali. In questo speciale registro la Regione del Veneto annovera 387 prodotti tradizionali
Gli gnocchi della Lessinia, quel piatto povero negli ingredienti ma straordinariamente buono e rappresentativo di un territorio, e il Pero Misso di Marano in Valpolicella, dalla polpa consistente e dolce, sono stati inseriti nell’Elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali. In questo speciale registro la Regione del Veneto annovera 387 prodotti tradizionali. E per l’anno 2022 sono entrati a farne parte, appunto, gli Gnocchi della Lessinia e il Pero Misso. Quest’ultimo riconosciuto anche come Presidio Slow Food Italia. A farsi promotrice dell’inserimento, in particolare degli Gnocchi della Lessinia, è stata la Pro Loco del Comune di Sant’Anna d’Alfaedo (Verona).
Gnocchi sbatui (sbattuti) perché preparati sbattendo con forza l’impasto durante la preparazione
La Lessinia è una zona montana situata a nord di Verona che appartiene alla catena delle Prealpi Venete. E’ solcata da numerose valli che scendono a ventaglio verso la pianura. Alti pascoli che un tempo erano puntellati di Malghe, rustiche costruzioni in pietra e legno utilizzate dai pastori durante l’alpeggio estivo, con stalla per il bestiame e casera per lavorare il latte. Qui, durante le lunghe giornate di lavoro, servivano piatti robusti. Che potessero dare forza ed essere preparati con i pochi ingredienti disponibili. Uno di questi erano gli Gnocchi Sbatui di Malga. Un piatto povero ma molto gustoso che rimanda ai sapori di un tempo andato.
Gnocchi sbatui (sbattuti) perché preparati sbattendo con forza l’impasto durante la preparazione. Quelli migliori sono conditi con il burro giallo delle malghe, il pregiato Oro della Montagna, prodotto con il latte di vacche alimentate al pascolo. L’erba fresca è ricca di beta caroteni. Pigmenti naturali che conferiscono un forte colore al burro ed hanno importanti valori nutrizionali.
La particolarità di questo varietà di pero è data dal fatto che, per essere consumato, deve prima subire un processo di ammezzimento. Come si usa fare per i cachi, le mele cotogne, le giuggiole e altri frutti
Di alberi di Pero Misso in Lessinia ne sono rimasti circa 200 alberi, nella Valpantena, e nella valle di Mezzane e di Illasi. Ma soprattutto nell’alta Valpolicella, tra i 500 e i 900 metri di altitudine.
Il nome in dialetto veronese misso, indica un frutto sovramaturato e quindi di colore scuro e consistenza molle. Infatti è così che si presenta questa varietà di pero della Lessinia al momento ideale di consumo, agli inizi di novembre. Alla raccolta le pere medio-piccole, hanno una colorazione di fondo verde e un leggero sovra colore rosso. La polpa bianca è granulosa, con sclereidi – piccoli granuli più duri, tipici delle vecchie varietà di pero – diffusi.
La particolarità di questo varietà di pero è data dal fatto che, per essere consumato, deve prima subire un processo di ammezzimento. Come si usa fare per i cachi, le mele cotogne, le giuggiole e altri frutti. Si tratta di un procedimento di maturazione dei frutti, dopo la raccolta, che ne determina un cambiamento di consistenza, colore e sapore e li rende appetibili. I frutti si raccolgono acerbi e sono riposti, ben distanziati l’uno dall’altro, su un vassoio di cartone o in una cassetta di legno. Il luogo di conservazione deve essere asciutto e buio. E lì rimangono per circa un mese, fino a che non avranno raggiunto la giusta maturazione. In questo modo si elimina il tipico effetto astringente al palato provocato dall’elevato contenuto di tannini che, durante l’ammezzimento, diminuiscono, mentre sale il contenuto in zuccheri.

