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Il Leone d’Oro alla carriera dalla Biennale di Venezia va a Krysztof Warlikowski

Il regista teatrale polacco Krysztof Warlikowski ha ricevuto oggi il Leone d’Oro alla carriera dalla Biennale di Venezia – Teatro. La cerimonia si è svolta in presenza

Accolto da un boato e da un lunghissimo applauso, un commosso Krysztof Warlikowski ha ricevuto oggi il Leone d’Oro alla carriera dalla Biennale di Venezia – Teatro. Il regista polacco ha spiegato che il premio “non è un coronamento alla carriera”, bensì “un obbligo a continuare il mio viaggio”.

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“Siamo nuovamente in presenza, questa è la prima gioia che vogliamo presentare”

Il presidente Roberto Cicutto ha ribadito che è proprio questo il motivo che ha portato la Fondazione a premiare l’artista: “È proprio questa la ragione, che continui a regalarci la sua ricerca il suo pensiero e il suo talento”. Non è mancata, da parte di Cicutto, la volontà di alzare ulteriormente l’asticella della Biennale: “siamo nuovamente in presenza, questa è la prima gioia che vogliamo presentare. Siamo felici, ma sappiamo che vorremo fare ancora meglio di quanto fatto finora”.

Al momento della consegna del premio si è verificato un divertente siparietto tra Cicutto e Warlikowski: “a causa del Covid – ha affermato il presidente della Biennale – deve prenderlo in maniera autonoma”, seguito da un boato del pubblico e da qualche lacrima da parte del regista, che si è messo a disposizione dei fotografi in posa con il Leone d’oro.

Quindi una riflessione sul concetto di memoria: “mi sono chiesto, con il Covid, quanto abbiamo perso”

Dopo i ringraziamenti di rito, in italiano, l’artista ha ricordato un membro del suo team, in inglese: “questo onore arriva in un momento speciale per il teatro, un momento senza precedenti, in cui un membro, Sigmund Milanovich, è morto di Covid prima della prima della mia Odissea, questo premio è anche per te”. Quindi una riflessione sul concetto di memoria: “mi sono chiesto, con il Covid, quanto abbiamo perso, viviamo in un presente dove più siamo giovani e più siamo immersi in una dimensione virtuale del presente. Sembriamo curarci meno del passato. Se ci tagliamo fuori dalla nostra memoria – ha concluso – non saremo più in grado di comprendere il mondo in cui viviamo. (fonte: ANSA).

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