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Lagole, è nel Cadore il Santuario dei Veneti antichi

Lagole santuario veneti

Un luogo sacro, Lagole, un vero e proprio santuario per i Veneti antichi, dove riscoprire le radici di un popolo e di una terra antichissimi

Nel cuore delle Dolomiti bellunesi, in quella che oggi viene chiamata Calalzo di Cadore, esiste un luogo davvero singolare e importantissimo per la storia del Veneto. Si tratta di Lagole, a prima vista uno splendido scenario naturalistico con fonti d’acqua termale e placidi laghetti immersi in un bosco di conifere. Ma in realtà, gli scavi archeologici hanno potuto determinare che si trattava di un vero e proprio luogo sacro dei Veneti antichi.

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Oggi tutti i reperti che testimoniano questo antichissimo passato si possono ammirare nel museo della Magnifica Comunità di Pieve di Cadore. Dove, attraverso ritrovamenti e fonti viene raccontata l’affascinante storia di un popolo, i Veneti, che meriterebbe certo molto più spazio nei libri di Storia. Un popolo unico nel suo genere, autoctono, con la sua lingua (il venetico), la sua cultura e i suoi culti.

Lagole, il luogo sacro dei guerrieri veneti. Dove le divinità donavano la loro benedizione

Fin dall’epoca preromana, nel IV secolo a.C., Lagole fu considerato un luogo sacro. I Veneti veneravano la divinità Trumusiati. Attorno a questa divinità venetica ci sono moltissime ipotesi. Gli archeologi stanno lavorando, studiando le diverse simbologie e iconografie per riuscire a comprendere chi fosse davvero, come spiega il gruppo archeologico Cadorino.

Il popolo dei Veneti è tradizionalmente alleato dei Romani. Dunque non stupisce che, in epoca romana, nel santuario di Lagole alle attestazioni di divinità venetiche inizino ad affiancarsi Giove, Marte o Mercurio o Ercole. La maggior parte dei ritrovamenti di statuette che si possono identificare con il fedele e non con la divinità, rappresentano guerrieri. Possiamo quindi immaginare che fossero loro i principali frequentatori di queste acque.

Un luogo che testimonia la storia, la religione e la cultura di un popolo che ha dato origine a tutto ciò che conosciamo

Oggi come allora, Lagole si trova in un contesto naturalistico splendido. Perché non concedersi una gita nel Cadore per immergerci completamente nella Storia e riscoprire le radici del popolo veneto? L’epopea dei Veneti antichi è ancora troppo poco conosciuta, e luoghi come Lagole aiutano a riscoprirla, a conoscerla e a diffonderla.

Immaginiamo dunque di ritrovarci a Lagole, come facevano i nostri antenati. Cosa facevano una volta giunti nel santuario? Qual era l’iter da seguire? Secondo Giovanni Battista Frescura, del Gruppo Archeologico Cadorino. «Il rito probabilmente consisteva nel bere l’acqua con i simpula (mestoli), separare il manico dalla coppa e offrirli alla divinità».

Purificarsi nelle acque di Lagole per riscoprire la vera essenza delle radici degli antentati

Mentre secondo Margherita Bolla: «La valenza purificatrice delle acque di Lagole poteva essere esaltata dalla possibilità di ricorrere a più di una sorgente e completata con il sacrificio di animali, il cui sangue aveva ugualmente valenza liberatoria rispetto alla contaminazione provocata dal sangue dei nemici uccisi».

Certo, queste sono usanze che al giorno d’oggi non sono facilmente comprensibili né praticabili, ma altre, invece, sono molto più vicine a noi. Come quella di portare con sé qualcosa da offrire alla divinità, gettandolo nell’acqua. Per gli antichi Veneti erano statuine raffiguranti se stessi o la divinità, oppure offerte di ogni tipo. Sono proprio questi ritrovamenti che ci hanno permesso di constatare che questo non era un semplice lago, bensì un luogo sacro dei Veneti.

Proviamo a farlo anche noi, dunque. Godiamoci una splendida passeggiata fino a Calalzo di Cadore. Documentiamoci nel museo vicino, scopriamo chi erano i Veneti, quanto sono stati importanti per lo sviluppo della cultura di questa terra. Poi andiamo a Lagole, ammiriamone il paesaggio, la bellezza. Restiamo incantati dalla sacralità del posto. E offriamo qualcosa di nostro, come facevano i nostri antenati. Ci sentiremo immediatamente più vicini a loro.

Elisa Filomena Croce

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