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Gli itinerari in Veneto di Dante, il ghibellin fuggiasco (guelfo)

dante itinerari veneto

In occasione dei settecento anni dalla scomparsa del Sommo Poeta, la Regione Veneto presenta gli itinerari letterari che attraversano i luoghi veneti di Dante, il guelfo bianco errante

“Alighieri Dante è condannato per baratteria, frode, falsità, dolo, malizia, inique pratiche estorsive, proventi illeciti, pederastia, e lo si condanna a 5.000 fiorini di multa, interdizione perpetua dai pubblici uffici, esilio perpetuo (in contumacia) e se lo si prende, al rogo, così che muoia”. Nell’immaginario collettivo Dante Alighieri viene ricordato come padre della lingua italiana e la sua Divina Commedia viene considerata come uno dei capolavori letterari dell’umanità. Ma è l’attività politica a scandire il tempo e i luoghi del Sommo Poeta. A partire da quell’esilio straziante dalla sua Firenze durante cui sarà composto il suo capolavoro, certo pietra angolare della lingua italiana ma anche palcoscenico per alleanze e condanne, prese di posizione e visioni del mondo. Pronunciate dall’oltremondo. Ed proprio la politica a portare Dante nel Veneto, lungo i suoi itinerari. Lui guelfo, ma della fazione bianca. Quella cioè che riconosceva anche il ruolo dell’impero e che voleva il mantenimento delle strutture politiche di Firenze, ma che aveva perso contro i più intransigenti guelfi neri. La sconfitta lo aveva progressivamente avvicinato alle posizioni filo-imperiali ghibelline. Tanto da salutare con speranza la discesa in Italia di Arrigo II. “Ghibellin fuggiasco” arrivò ad apostrofarlo il Foscolo nella sua celebre definizione. Di certo fu amico e confidente oltre che ospite e diplomatico del signore di Verona, Cangrande della Scala, vicario imperiale di Enrico VII e capo riconosciuto dei ghibellini dell’alta Italia.

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Tra i luoghi più amati da Dante A Verona vi sono il chiostro canonicale del Duomo, la Biblioteca Capitolare e la Chiesa di Sant’Elena,

Ed è proprio da Verona che parte l’itinerario letterario attraverso i luoghi veneti di Dante presentato dalla Regione in occasione dei settecento anni dalla scomparsa del Sommo Poeta. Nella città Dante fu ospite dapprima di Bartolomeo e poi di Cangrande. A quest’ultimo il poeta dedicò un’intera cantica del Paradiso. Tra i luoghi più amati da Dante A Verona vi sono il chiostro canonicale del Duomo e la Biblioteca Capitolare. Oltre alla Chiesa di Sant’Elena, al cui ingresso è posta una lapide che ricorda il giorno in cui il letterato, proprio qui, diede la prima pubblica lettura della sua celebre “Quaestio de aqua et terra”. Altro luogo molto amato dal fiorentino fu dei Piazza dei Signori, cuore della città che i veronesi oggi chiamano infatti Piazza Dante per la statua del poeta che la domina. “Dante a Verona, 1321-2021” è il nome della kermesse che animerà la citta scaligera in occasione del settimo centenario dantesco: mostre, manifestazioni culturali e di approfondimento scientifico, convegni, itinerari turistici per ricordare e onorare il Padre della Lingua Italiana.

Nella chiesa di San Francesco è invece sepolto il figlio di Dante, Pietro, che a Treviso morì nel 1364 in circostanze misteriose

Dante fu poi ospite di Treviso e del suo Signore, Gherardo da Camino. Il palazzo in cui risiedeva fu purtroppo raso al suolo da una rivolta popolare. Sulle sue fondamenta sorse il Convento dell’Ordine dei Servi di Maria, oggi complesso di Santa Caterina, sede dei Musei Civici. A testimonianza imperitura della presenza del poeta rimane oggi Ponte Dante, uno degli scorci più suggestivi di Treviso. Luogo che l’Alighieri amò talmente tanto, da venir citato nel IX Canto del Paradiso con il verso: “e dove Sile e Cagnan s’accompagna”. Nella chiesa di San Francesco è invece sepolto il figlio di Dante, Pietro, che a Treviso morì nel 1364 in circostanze misteriose.

Lungo i suoi itinerari in Veneto, a Padova Dante soggiornò per alcuni mesi nel palazzo Romanin Jacur, proprio in piazza Antenore

E’ invece al leggendario fondatore troiano di Padova Antenore che Dante dedica nel IX Girone dell’Inferno il luogo in cui giacciono i traditori della patria. Tradizione vuole che soggiornò per alcuni mesi nel palazzo Romanin Jacur, proprio in piazza Antenore. Esiste poi il racconto di un suo incontro a Padova con un altro toscano illustre, ovvero il Giotto, autore del ciclo pittorico nella Cappella degli Scrovegni. La città ricorda l’episodio con due statue delllo scultore Vincenzo Vela poste nel sottoportico davanti alla Loggia Amulea, in Prato della Valle. Ma anche Cittadella rivendica, con ragione, il suo legame con il poeta. La famosa Torre di Malta, posta a sud della cinta muraria, viene citata nel IX Canto del Paradiso per bocca di Cunizza, sorella di Ezzelino III da Romano:

Piangerà feltro ancor la diffalta
de l’empio suo pastor, che sarà sconcia
sì, che per simil non s’entrò in malta

Si narra infatti che l’Alighieri, smarritosi tra i canali del Delta del Po, si arrampicò su di una quercia per trovare la via verso Ravenna

L’itinerario termina a Rovigo, dove Dante, di ritorno da una missione diplomatica a Venezia, fu ospite del convento di San Basilio di Ariano Polesine. E anche qui, il confine tra leggenda e storia si sfuma. Si narra infatti che l’Alighieri, smarritosi tra i canali del Delta del Po, si arrampicò su di una quercia per trovare la via verso Ravenna. Quella quercia, realmente esistita e citata nel 1548 in un atto notarile, è caduta al suolo pochi anni fa. La sua “reliquia” è conservata in una sala di Palazzo Roncale di Rovigo.

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