Una città bella da vedere, certo, ma anche una città da vivere. La sua bellezza non si misura certo con una certificazione, ma il problema delle grandi navi sta facendo molto discutere l’opinione pubblica. Ecco perché Venezia rischia di finire nella blacklist dell’Unesco
Venezia nella blacklist dell’Unesco? Ebbene sì, sebbene possa sembrare impossibile c’è questa possibilità. Ecco le motivazioni esposte dal World Heritage Center. «I problemi endogeni di Venezia sono il turismo di massa, la presenza delle grandi navi, la costante perdita di residenti e progetti di sviluppo urbano non adeguati al territorio».
L’Unesco chiede quindi, con un vero e proprio ultimatum, che Venezia risolva il problema delle grandi navi in laguna, per preservarne la bellezza. Il tutto deve essere “sistemato” in tempo per il summit che si terrà a Fuzhou in Cina, tra il 16 e il 31 luglio .
Esiste davvero il problema? O non è piuttosto una ricchezza per la città l’indotto delle grandi navi in laguna?
Quello che però ci si chiede in città in questo periodo è quanto ci sia davvero bisogno di combattere questo fenomeno, che non solo è importante per il turismo ma anche per il lavoro e l’impiego di migliaia di veneziani, che aumentano la ricchezza e l’importanza della città.
Venezia non può e non deve essere un museo a cielo aperto, ma una città viva e dinamica, capace, da secoli, di attrarre persone da tutto il mondo per essere ammirata. Per questo motivo si stanno studiando dei progetti per spostare le grandi navi a Marghera, in modo da non danneggiare l’economia ma salvaguardare il patrimonio artistico e l’inquinamento.
Venezia a rischio blacklist dell’Unesco tra forze politiche e lavoratori in rivolta
Un problema spesso sottovalutato quando si parla di spostare le grandi navi dalla laguna è l’impatto che questo avrebbe su migliaia di lavoratori che gravitano attorno ad esse. Infatti, dei 142 milioni che verranno stanziati, per realizzare i nuovi terminal, 10/15 milioni di euro l’anno saranno usati per pagare indennizzi a tutta la filiera delle crociere.
Dopotutto, come ha recentemente ricordato Matteo Salvini in visita a Venezia, attorno al mondo del porto gravitano 5mila posti di lavoro, che vanno tutelati esattamente come la bellezza artistica e culturale della città.
La bellezza di Venezia va oltre l’Unesco ma non può diventare un museo a cielo aperto
Alcune compagnie, come la Royal Carribean, stanno già abbandonando Venezia, spostando la flotta a Ravenna, con conseguente perdita di posti di lavoro e indotto per la città. Un problema che non è certo da sottovalutare e che va naturalmente di pari passo con quello di salvaguardare il patrimonio artistico e culturale.
Anche se, come afferma il segretario della Filt Cgil, Natale Colombo: «Venezia è di per sé Patrimonio dell’Umanità, non ha bisogno del timbro dell’Unesco per essere tale».
