Amato oppure odiato, Ezzelino III da Romano fu uno dei più importanti condottieri veneti del Medioevo, ghibellino fino all’ultimo dei suoi giorni
Signore della Marca Trevigiana (dal 1223 al 1259), Ezzelino III da Romano è un personaggio complesso e affascinante. Fervente ghibellino, acceso sostenitore dell’imperatore Federico II, grazie al cui aiuto riuscì ad espandere il suo dominio fino a Vicenza, Bassano, Verona e Padova.
Il legame con gli Ezzelini era così importante per l’imperatore, dato il controllo della strategica Verona, che ritenne opportuno un’alleanza matrimoniale: offrendogli in moglie la propria figlia Selvaggia. Una figlia naturale dell’imperatore, probabilmente avuta dalla piemontese Bianca Lancia.
Ezzelino III da Romano, la fedeltà all’imperatore e la scomunica del papa
Visto il suo comportamento, così apertamente schierato dalla parte dell’imperatore, papa Innocenzo IV lo scomunicò, e promulgò addirittura una crociata per abbatterlo. Ezzelino era rappresentato come un sovrano crudele, tirannico, che vessava il proprio popolo in virtù della sua alleanza con l’Impero.
Contro di lui si coalizzeranno tutti i guelfi, in un’alleanza destinata a distruggerlo. Ezzelino, infatti, li affrontò ma venne sconfitto a Cassano D’Adda nel 1259. Preso prigioniero, il condottiero, fiero e caparbio, rifiutò le cure che gli sarebbero state necessarie per rimarginare le sue ferite, e così, morì proprio nella prigione guelfa.
Fin dove può spingersi la propaganda: le presunte origini demoniache e l’inferno di Dante
Prima e dopo aver indetto la crociata contro di lui; la propaganda guelfa fece di tutto per descrivere Ezzelino III da Romano come il peggiore dei tiranni. Non solo veniva accusato di crudeltà e corruzione; ma gli si attribuivano, addirittura, delle origini demoniache e delle strane pratiche occulte, di cui sarebbe stato responsabile.
Nella Divina Commedia, Dante Alighieri parla di Ezzelino, in modo leggermente diverso. Per quanto il condottiero venga collocato all’inferno.Le parole che gli dedica lasciano intendere che, per quanto Ezzelino abbia portato sciagura alla sua terra; egli non era che un uomo.
