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Va male l’export di Venezia. Anzi, malissimo

Crolla di quasi mezzo miliardo di euro l’export della provincia di Venezia rispetto all’anno scorso: si torna ai livelli di 5 anni fa

Male, anzi, malissimo l’export di Venezia. La contrazione registrata nella provincia lagunare è stata superiore alla media regionale del 2020. Rispetto all’anno precedente, le esportazioni veneziane sono scese di 452,2 milioni di euro (-9,1 per cento). Quasi mezzo miliardo di euro lasciato sul tappeto. Tra tutte le sette province del Veneto, solo Belluno (-21,8 per cento), Padova (-12,1 per cento) e Vicenza (-9,4 per cento) hanno registrato un risultato peggiore del nostro. In pratica si torna ai livelli di interscambio di 5 anni fa. I dati, ancorché provvisori, sono stati elaborati dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre.

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Da sempre, la provincia di Venezia non ha mai avuto una grande vocazione all’export. Infatti, gli unici territori regionali meno aperti commercialmente con i paesi stranieri sono Belluno e Rovigo che, tradizionalmente, sono, da un punto di vista economico, le due cenerentole del Veneto. L’anno scorso l’export della provincia di Venezia è stato pari a 4,5 miliardi di euro. Ovvero il 7,5 per cento del totale regionale. In termini assoluti le vendite delle aziende veneziane nei paesi stranieri sono scivolate all’indietro, tornando quasi allo stesso livello del 2016.

Particolarmente pesante è stata la caduta registrata dalle calzature della riviera del Brenta (-29,4 per cento)

Sebbene nel 2020 la variazione provinciale sia stata preceduta dal segno meno, i settori trainanti rimangono i macchinari, le calzature e le bevande. Questi 3 settori incidono sulle esportazioni totali della provincia di Venezia per il 33 per cento circa. Particolarmente pesante è stata la caduta registrata dalle calzature della riviera del Brenta (-29,4 per cento). Tra i primi 15 comparti segnaliamo, in particolar modo, la contrazione del vetro, refrattari, cemento, ceramica, etc. (-26,6 per cento), gli autoveicoli, rimorchi, etc. (-24,5 per cento) e navi e aeromobili (-20,1 per cento). Di contro, gli incrementi a due cifre hanno invece interessato la gomma e plastica (+11,9 per cento) i prodotti chimici (+11,8 per cento) e gli alimentari (+1,9 per cento).

Dichiara il presidente della CGIA, Roberto Bottan: “I dati confermano le difficoltà che sta vivendo l’economia del nostro territorio e in generale di tutto il Paese. Nonostante ciò, è importante segnalare l’incremento delle vendite registrato in Germania. Una specificità che lascia ben sperare anche per l’anno in corso. Da sempre, infatti, se riparte la locomotiva tedesca anche per i principali partner economici è assicurato l’effetto traino”.

Un vero e proprio boom di vendite, invece, è stato registrato con la Germania. Quello tedesco rimane saldamente al secondo posto come mercato di destinazione dei nostri prodotti ed è cresciuto dell’11 per cento

Quello dei macchinari (produzione di forni, bruciatori, caldaie, termosifoni, etc.), nel 2020 è stato il settore più importante in provincia di Venezia che ha consentito un export di oltre 624 milioni di euro, mentre al secondo posto troviamo le calzature con 470,5 milioni e nell’ultimo gradino del podio le bevande con 384,4 milioni di vendite all’estero. Ricordiamo che nel 2019 le calzature erano il primo settore per vendite all’estero.

Il principale mercato di sbocco dell’export veneziano è quello francese che incide per il 15,2 per cento del totale, anche se l’anno scorso ha subito una contrazione molto importante (-10,9 per cento). Un vero e proprio boom di vendite, invece, è stato registrato con la Germania: quello tedesco rimane saldamente al secondo posto come mercato di destinazione dei nostri prodotti ed è cresciuto dell’11 per cento. In termini assoluti i beni e servizi ceduti in Germania l’anno scorso hanno toccato i 667,1 milioni (+66 milioni di euro rispetto al 2019).

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