Rigassificatori e centrali al carbone, le insospettabili strategie di Mario Draghi per svincolarsi dalla Russia
Improvvisamente non si parla più di “transizione ecologica”, ma di rigassificatori e carbone. Anzi, nel discorso di Mario Draghi alle camere, ha cercato in tutti i modi di trovare il modo di affrancarsi dal Gas russo, così fondamentale finora, almeno fino allo scoppio della guerra.
Ciò che è emerso dalle parole del premier è stato un voler puntare sui rigassificatori italiani, il più importante del quale è in Veneto. Si parla di navi “metaniere”, ovvero cariche di metano allo stato liquido, che giungeranno nei nostri porti per dover essere poi trasformati nei rigassificatori.
Rigassificatori e centrali elettriche a vapore, le parole impensabili di Mario Draghi sull’Energia
La piattaforma polesana di Porto Levante, ha una capacità di lavorazione addirittura di 8 miliardi di metri cubi di gas metano all’anno. Si parla del 52% della capacità di rigassificazione di tutta Italia, un vero record. In questo momento potrebbe davvero essere un’alternativa valida per affrancarsi dalla Russia.
Alfredo Balena, direttore delle Relazioni Esterne della società che gestisce l’impianto polesano ha dichiarato. «Il nostro è l’unico rigassificatore in Italia in grado di accogliere quasi tutte le classi di navi metaniere, con capacità da 65.000 metri cubi liquidi fino a 217.000. In questo periodo stiamo operando a pieno regime, nella massima sicurezza e rispettando tutti gli standard di protezione ambientale. Stiamo ampliando la nostra capacità di rigassificazione da 8 a 9 miliardi di metri cubi l’anno, senza dover apportare modifiche strutturali».
Porto Levante, il rigassificatore più efficiente d’Europa, la speranza per sopravvivere a questa “guerra energetica”
Il terminale di Porto Levante, denominato Adriatic Lng (liquid natural gas), riceve normalmente il gas da trasformare direttamente dal Quatar, prevalentemente, ma anche fa Egitto, Trinidad e Tobago, oppure dalla Guinea o dalla Norvegia. Sarà proprio il polo polesano a essere il nuovo centro dell’energia.
Parte da qui la distribuzione del metano a tutta la rete energetica italiana, attraverso una tubazione che dal Polesine arriva fino a Minerbo, in provincia di Bologna. Ma siccome nelle parole di Draghi si evince che il gas «resta essenziale come combustibile di transizione», si aspettano addirittura nuovi rigassificatori.
La centrale elettrica a carbone diventata un parco giochi che ora sarebbe così utile, se riassegnata
Un paradosso di tutta questa situazione è rappresentato dalla centrale elettrica di Porto Tolle, vicinissima a Porto Levante. La storica centrale elettrica a carbone diventerà ora un parco giochi, traguardo a lungo perseguito dagli animalisti. Oggi però, pensando a quanto ci potrebbe essere utile quella centrale, con tutti i rimaneggiamenti del caso, viene davvero da farsi qualche domanda.
Un’altra importante centrale elettrica veneta che va a carbone è qurella di Fusina, la “Andrea Palladio”. Si trova ai confini di Porto Marghera, ed è una delle sette ancora attive in Italia. Si stava avviando verso una riconversione a turbogas, ma ovviamente al momento sta tornando ad andare a carbone. È stato lo stesso Enel a chiedere di produrre energia nonostante fossero già attivi i cantieri per la conversione.
