Sia i giovani veneti che i profughi ucraini scappano dall’Italia, e dal Veneto, per cercare lavoro in Germania o Romania: è una vera crisi demografica
La crisi del lavoro ha portato a una forte emergenza nel campo dell’emigrazione. Sempre più giovani cercano lavoro all’estero, italiani e non. «Non solo i nostri ragazzi, ma anche i profughi ucraini che speravamo di assumere nelle nostre aziende, se ne stanno andando in Germania e, addirittura, in Romania».
A parlare è Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto. Si comincia così a parlare di un problema sempre più grave, altamente sottovalutato. Le imprese fanno sempre più fatica a trovare lavoratori. «In Italia c’è una vera e propria emergenza demografica e rischiamo di essere tagliati fuori dai flussi migratori» aggiunge Carraro.
Il ministro del lavoro ha parlato con Carraro della crisi demografica, a Padova
A Padova, ieri, era ospite il ministro del Lavoro Orlando. Carraro ha parlato anche con lui. «Abbiamo battagliato con il governo Draghi, ma ne apprezziamo il lavoro. La raccomandazione è che in questi ultimi dieci mesi, che saranno molto complicati e in cui già vediamo la disgregazione di alcuni partiti, vi dovete impegnare su alcune tematiche per portare a termine le indispensabili riorganizzazioni in tema Pnrr».
Non va sottovalutata la pesante crisi demografica, come spiega Carraro. «L’Italia, per quel che riguarda la sua popolazione ogni anno perde una città come Padova. Ormai è irrecuperabile e a questo si aggiunge il problema dei flussi migratori. Nelle scorse settimane c’erano degli imprenditori che speravano di rimpinguare qualche posto che mancava con l’arrivo dei profughi, ma pure gli ucraini preferiscono andare in Germania, perché pagati di più, o in Romania, perché il costo della vita è minore. Non vorrei che l’Italia non fosse considerata dai flussi migratori».
Secondo i dati di Unioncamere su 126mila lavoratori necessari, 35mila non si riescono a trovare perché mancano i lavoratori specializzati
A riprova di queste affermazione si possono citare i numeri di Unioncamere. I quali spiegano perfettamente come, in Veneto, il fabbisogno di manodopera delle imprese si aggira intorno ai 126mila addetti, solo tra maggio e luglio. Di questi 35mila non si trovano perché non ci sono le figure professionali adeguate.
Una realtà che colpisce tutto il Nordest: la mancanza di manodopera specializzata. Molti sono i settori che risentono di questo problema. Uno fra tutti le imprese artigiane, ma anche il comparto metalmeccanico a cui si è aggiunto, nell’ultimo periodo anche il settore della ristorazione.
«Qualche giorno fa ero a Bucarest ha confermato il ministro Orlando e anche lì le aziende hanno serie difficoltà a reperire manodopera. Aziende che hanno iniziato ad assumere lavoratori di origine asiatica. In compenso i romeni che sono arrivati qualche anno fa in Italia se ne stanno andando in Inghilterra o in Germania attirati da stipendi più alti. Un fenomeno che fa il paio con le migliaia di giovani italiani che ogni anno vanno a lavorare all’estero. E non parliamo solo della fuga dei cervelli, ma anche di semplici quadri, operai o camerieri che cercano un impiego fuori dal nostro Paese» sempre Carraro.
Il ministro Orlando ribadisce che non è colpa del reddito di cittadinanza, e propone delle soluzioni
Il ministro Orlando, invece, ha sottolineato la contraddizione tra l’emergenza immigrazione e quella dell’emigrazione. «Vorrei sapere che cosa ne pensano di tutto questo quei signori che, fino a qualche anno fa, denunciavano il rischio dell’invasione da parte dei migranti e della sostituzione etnica».
Addirittura difende il reddito di cittadinanza. «In molti casi i percettori di questo sostegno economico sono troppo anziani per rientrare nel mondo del lavoro o non hanno neppure la quinta elementare e, di conseguenza, molto difficilmente possono essere coinvolti nei corsi di formazione».
Parla però anche di possibili soluzioni. «Per superare questa situazione si deve lavorare su tre fronti; il primo è un nuovo decreto sui flussi migratori, il secondo è la formazione e il terzo la qualità del lavoro. Un lavoro che deve essere adeguatamente retribuito».
