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La grande crisi nelle case di riposo di Venezia

Infermieri che non si trovano, deficit societario, reparti chiusi: le case di riposo di Venezia stanno vivendo una vera e propria crisi

Il Post Covid per le Case di Riposo di Venezia è da incubo. Il problema più grande è la mancanza di personale, soprattutto infermieri. Ma anche la perdita di centinaia di migliaia di euro, che però è ben difficile cercare di recuperare se l’emergenza personale è così grave da costringerti a chiudere i reparti.

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Addirittura, lo spettro che si prospetta all’orizzonte è quello della vendita o del commissariamento delle strutture. E non si parla di una sola RSA, ma sono molte le case di riposo veneziane in queste condizioni, costrette a dover gestire enormi passivi, senza poter far fronte a tutte le emergenze.

Il bilancio dell’Ipav ha una perdita di oltre 2 milioni di euro riguardo all’anno 2020

Il presidente di Ipav – Istituzioni Pubbliche di Assistenze Veneziane, Luigi Polesel, assicura: «E’ un passivo che abbiamo già ripianato, grazie agli avanzi di amministrazione precedenti, non ci saranno ricadute né sui servizi né sui dipendenti». Qui, la pandemia si è fatta sentire nel modo più triste di tutti. Infatti, il mancato introito di 3,9 milioni di euro del 2020 riguarda la mancanza delle rette dei pazienti morti di Covid.

Inoltre, avendo molti immobili in affitto che gestisce la stessa Ipav, e volendo venire incontro agli esercizi in difficoltà, mancano all’appello anche gli introiti degli affitti scontati o congelati. «Siamo venuti incontro agli esercizi in difficoltà. Sono però soldi che incasseremo perché abbiamo fatto accordi di rientro».

La nota positiva, è che all’Ipav sono riusciti a tamponare le perdite solo grazie ai fondi regionali stanziati appositamente per le case di riposo. Ipav ha infatti beneficiato di 1 milione di euro. Un’altra cosa che ha aiutato ad avere meno perdite possibile è stato gestire meglio il denaro, anche perché va considerato che sono stati spesi 400 mila euro solo per le sanificazioni e i dispositivi di igiene personali.

Il presidente Polesel ci tiene in ogni caso a sottolineare come: «Nonostante i minori ricavi – conclude Polesel – non abbiamo messo nessun dipendente in Fis e non abbiamo aumentato le rette».

Non solo Ipav, le altre case di riposo coinvolte nella crisi e nei problemi di bilancio 2020

L’Ipav non è certo l’unica casa di riposo in questa situazione. Un altro esempio è l’Adele Zara di Mira che ha subito una perdita di 200 mila euro nel bilancio del 2020. Oppure Ipab Mariutto di Mirano, il cui presidente Giuseppe Marchese sostiene che: «Noi abbiamo avuto un deficit di circa 300 mila temiamo però che quest’anno potremmo averlo di mezzo milione».

Il 2021 potrebbe quindi rivelarsi anche peggiore. Il problema più grande? La mancanza di personale. Gli infermieri, ormai da mesi stanno migrando verso posti molto più allettanti nelle Ulss, che possono garantire anche stipendi migliori. Sempre Marchese dichiara: «Dovremmo avere 12 infermieri ma ne abbiamo sei siamo stati costretti a chiudere un nucleo da trenta posti letto»

La mancanza di personale è la vera crisi delle Case di riposo di Venezia e provincia

Anche l’Ipab Casson di Chioggia è in seria emergenza per mancanza di personale. Tanto da arrivare a scrivere una lettera direttamente all’Ulss 3. La continua chiamata di infermieri in servizio presso il nostro ente da parte di Azienda Zero e dell’Ulss 3 genera distorsioni; si vengono a creare criticità fino a paventare che questo ente sia costretto a draconiane misure a discapito dell’utenza».

È successo che la cooperativa che gestisce il servizio infermieristico notturno della casa di riposo ha avvisato di non poter più riuscita a garantire infermieri a partire da ottobre. «Siamo corsi ai ripari e ne abbiamo assunti sei l’Ulss 3 inoltre ci lascerà fino a novembre tre nostri infermieri che dovevano andare a da loro», spiega Andrea Zennaro, presidente della Casson.

Intanto, per evitare le fughe degli infermieri verso i posti meglio retribuiti, la casa di riposo Casson ha internalizzato il servizio infermieristico e alzato gli stipendi. «Una scelta che spero facciano altre realtà; è l’unico modo per evitare di continuare a perdere lavoratori» commenta Paolo Lubiato, Cisl.

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