Secondo una ricerca di Swg il movimento anti-vaccino in Veneto avrebbe quattro punti percentuali in più di consenso rispetto alla media nazionale, dal 7 all’11. I giovani nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni i più insensibili al tema
Il movimento anti-Vaccino in Veneto raccoglie più consensi della media nazionale. Almeno secondo una ricerca condotta da Swg. La ricerca è stata condotta tra il 12 e il 14 maggio prendendo a campione 800 persone maggiorenni, scelti con il metono Cati-Cami-Cawi.
Secondo questo studio, nell’intero Nord-Est la percentuale di persone che deciderà di rifiutare il vaccino, o che l’ha già rifiutato, è dell’11%, più alta rispetto alla media nazionale del 7%. Si tratta di un aumento di quattro punti percentuali rispetto alla media nazionale per i cittadini del Nord-Est. Anche se si considerano i giovani, di tutta la nazione, tra i 24 e i 35 anni, la percentuale è dell’11%.
Il movimento anti-vaccino in Veneto parte da diverse motivazioni, dagli effetti collaterali alla constatazione che questi vaccini non siano stati adeguatamente testati
Secondo la ricerca di Swg i motivi principali che portano a voler rifiutare il vaccino sono principalmente due. Nel 29% dei casi si tratta della paura che possano insorgere effetti collaterali. Nel 27% dei casi, invece, si ritiene che i vaccini non abbiano efficacia poiché non adeguatamente testati.
Chi si dice invece favorevole alla vaccinazione sostiene la propria posizione con tre motivazioni principali. La prima è la protezione dal Covid, segue il sapere di non essere contagiosi e la ricerca dell’immunità di gregge. La popolazione favorevole al vaccino, anche secondo la ricerca di Swg, è comunque la maggioranza anche a Nord-Est (89%).
Molto ben accetta dagli italiani è l’idea del presidente degli Stati Uniti Joe Biden di liberalizzare i brevetti dei vaccini
Secondo il 66% degli italiani sarebbe opportuno seguire la linea dettata dal Presidente Biden. I vaccini si considerano bene comune, specialmente in questo momento in cui tutto il mondo si trova in uno stato di emergenza. Secondo il 55% degli italiani, invece, le strutture sanitarie dovrebbero essere le prime destinatarie degli investimenti da parte dello Stato.
Si parla dei 62 miliardi di euro che l’Italia avrà la possibilità di spendere nei prossimi dieci anni, secondo quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. A Nord-Est, invece, il 31% delle persone (invece del 26% del resto d’Italia), chiede anche che vengano fatti investimenti su strade statali e provinciali. Da ogni parte d’Italia, però, si chiede che non ci siano sprechi, di nessun tipo: economici, energetici e sociali.
Elisa Filomena Croce
