La chiesetta, situata in località Borghetto, con i suoi reperti racconta tremila anni di storia veneta
Nella campagna dell’alta padovana, tra i comuni di Villa del Conte, Santa Giustina in Colle e San Martino di Lupari, si può incontrare la località di Borghetto. Qui si trova la chiesetta di San Massimo, un piccolo scrigno che conserva reperti e memorie di tremila anni di storia.
Le origini del sito
All’origine del sito su cui sorge la chiesetta vi è un luogo di culto degli antichi veneti, risalente all’età del bronzo. Nel periodo del graduale assorbimento del Veneto nell’orbita romana (III-I secolo a.C.) nello stesso posto viene edificato un tempietto dedicato a una qualche divinità minore, di cui però oggi abbiamo perduto il nome. La vicinanza del fiume Brenta e la conformazione paludosa e boschiva che all’epoca caratterizzavano il paesaggio della zona consentono di supporre che si trattasse di una divinità attinente alla dimensione acquatica o boschiva. Tra il VII e il IX secolo d.C. Borghetto è interessata dall’insediamento dei longobardi, I quali edificano un proprio luogo di culto sui resti dell’antico tempio pagano. Molto probabilmente questa prima cristianizzazione del sito avviene all’insegna dell’Arianesimo, eresia del Cattolicesimo che durante la tarda antichità prevale tra le popolazioni germaniche da poco convertite.
La chiesetta assume la forma attuale
Nel 1085 le famiglie dei Da Camposampiero e degli Ezzelini donano alcuni terreni ed edifici alla vicina abbazia di San Pietro e Sant’Eufemia. Tra questi figura anche la nostra chiesetta (denominata come “oratorio”): l’atto di cessione rappresenta la prima menzione dell’edificio in un documento ufficiale. Sempre in questo periodo la chiesetta/oratorio viene dedicata a San Massimo, vescovo proveniente da Cittanova d’Istria e morto martire nel 254 d.C. Nei secoli successivi la chiesetta subisce numerosi ampliamenti, i più notevoli dei quali avvengono nel 1577 e nel 1706.
San Massimo oggi: reperti, restauri e museo
Negli anni Ottanta, grazie all’interessamento di don Emilio Spagnolo (all’epoca parroco di Borghetto), avviene la riscoperta del grande patrimonio storico e artistico contenuto nella chiesetta. La struttura viene restaurata e messa in sicurezza; nel terreno circostante vengono eseguiti scavi che portano alla luce numerosi reperti. Tra questi meritano una menzione particolare un’urna funeraria romana; una stele bizantina rappresentante un “agnello crocifero” e una stele longobarda che immortala un “orante” in preghiera. Degno di nota anche l’affresco che decora l’abside, nel quale possiamo ammirare Cristo con gli evangelisti Marco e Giovanni ai suoi fianchi. La chiesetta oggi è un museo gestito con grande passione dai locali volontari della ONLUS Comitato tutela e salvaguardia di San Massimo, che con la loro passione offrono la possibilità di visitare gratuitamente questa preziosa testimonianza di tutte le fasi della storia veneta.
