Uno studio della CGIA di Mestre rivela che nel 2020 dieci ministeri su dodici hanno pagato in ritardo le imprese fornitrici. Con buona pace delle direttive europee. A cui si è sempre molto attenti, tranne che in questo caso
L’Ufficio Studi dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre, meglio conosciuta come l’oramai autorevole CGIA, fa i conti in tasca ai ministeri. E scopre che su dodici ministeri, dieci pagano in ritardo i fornitori.” Un trend che relega la nostra Pubblica Amministrazione tra le peggiori pagatrici d’Europa”. Tutto questo nonostante la direttiva 2011/7/UE imponga un termine massimo di 60 giorni nei pagamenti (30 in assenza di previsione contrattuale). Quell’Europa a cui pare tutto si debba, qui invece può benissimo aspettare. “In una fase di difficoltà economica senza precedenti tutti si sarebbero aspettati che almeno i ministeri avessero pagato con puntualità le imprese fornitrici. Invece, le cose sono andate diversamente” – commenta la CGIA. Nessuna mirabolante “potenza di fuoco”.
La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha già condannato l’Italia a causa del ritardo accumulato dal nostro Paese nei pagamenti della pubblica amministrazione
In molti pensavano che gli anni delle fatture pubbliche mai liquidate fossero stati definitivamente archiviati. Invece nell’ultimo anno l’indice di Tempestività nei pagamenti, lo score, è addirittura peggiorato. In pratica con interi settori dell’economia in ginocchio e le PMI in crisi nera a causa del lockdown e della pandemia, nell’ultimo anno hanno visto di pagare ancora più tardi del solito. Tanto che la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha già condannato l’Italia a causa del ritardo accumulato dal nostro Paese nei pagamenti della pubblica amministrazione. Ma a poco è sembrato servire.
Secondo la CGIA gli unici ministeri che hanno anticipato il saldo fattura ai fornitori rispetto alle scadenze previste dalla legge sono il ministero dell’Istruzione Università e Ricerca (-7,27) e gli Affari Esteri (-20,34)
Per delineare i contorni della grave anomalia, basti pensare che in Italia il volume d’affari che ruota attorno alle commesse di tutta la Pubblica Amministrazione ammonta complessivamente a circa 140 miliardi di euro all’anno, e il numero delle imprese fornitrici si aggira attorno al milione. Ad aggiudicarsi la maglia nera dell’Indicatore di tempestività nei pagamenti il ministero dell’Interno, che ha saldato le fatture ricevute con un ritardo medio di oltre 62 giorni. Seguono il ministero della Difesa con oltre 36, lo Sviluppo Economico con quasi 28 e il dicastero delle Infrastrutture con quasi 27. Secondo la CGIA gli unici ministeri che hanno anticipato il saldo fattura ai fornitori rispetto alle scadenze previste dalla legge sono il ministero dell’Istruzione Università e Ricerca (-7,27) e gli Affari Esteri (-20,34).
“Nonostante le promesse le imprese fornitrici faticano a farsi pagare”
Secondo l’Eurostat i debiti commerciali della PA di sola parte corrente negli ultimi 4 anni sono stati in costante aumento, arrivando a toccare i 47,4 miliardi di euro. “Nonostante le promesse politiche e gli impegni di spesa presi dalle amministrazioni pubbliche – osservano gli artigiani di Mestre – le imprese fornitrici faticano a farsi pagare”. E la CGIA individua principalmente in quattro le cause: la mancanza di liquidità da parte del committente pubblico; i ritardi intenzionali; l’inefficienza di molte amministrazioni a emettere in tempi ragionevolmente brevi i certificati di pagamento; le contestazioni che allungano la liquidazione delle fatture. Per la CGIA esiste un’unica soluzione possibile: “Nel caso di mancato pagamento, bisogna prevedere per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della PA verso le imprese e le passività fiscali e contributive in capo a queste ultime. Grazie a questo automatismo risolveremmo un problema che ci trasciniamo da almeno 15 anni”.

