Tunnel nascosti e libri di magia, miti e leggende attorno a l castello di Montorio
Numerose leggende ruotano attorno al castello di Montorio, che sorge sui colli di Verona. Sembrerebbe che ci sia un lunghissimo cunicolo che lo collegherebbe direttamente all’Arena di Verona. Altre invece parlano di un libro di Magia Nera, chiamato “Il libro del comando” che gli inquisitori avrebbero nascosto in una stanza sotterranea del castello.
Per quanto riguarda il tunnel che collegherebbe il castello con l’Arena di Verona; si parla che potrebbe essere una via di fuga verso il cuore della città nel caso in cui il castello dovesse venire attaccato. In realtà, esisteva davvero un condotto che dal castello portava alla città, ovvero l’acquedotto di origine romana, che dal lago Squarà a Montorio, giungeva fino alla città di Verona. I moderni scavi archeologici hanno portato alla luce alcuni tratti di questo importante acquedotto.
Tra storie e leggende, il castello di Montorio e i suoi segreti attraverso i secoli
Sulla seconda leggenda, quella più inquietante e oscura, ovvero la presenza del “Libro del Comando”, un manuale di magia nera, il terreno si fa sicuramente più accidentato. SI racconta che questo misterioso libro fosse molto diffuso sui colli veronesi, dove però gli abitanti si riunivano, almeno una volta all’anno per bruciare tutti i libri eretici che avevano trovato, ritenuti opera del diavolo. Questi libri, poi, buttati nel fuoco, si dimenavano come fossero esseri umani.
Passando a fatti meno fantasiosi, ecco la storia del castello. Esso fu donato nel 995 dall’imperatore Ottone al monastero di San Zeno. Nel 1313 subì una devastazione ad opera dei Carraresi di Padova. Ma poi, furono gli Scaligeri a ricostruirlo, ancora più bello e imponente di prima. Così rimase anche sotto il controllo dei Visconti e dei Veneziani, per la sua importanza strategica. Col passare dei secoli, però, dovette andare incontro al suo inesorabile declino.
La struttura del castello, esempio di architettura militare e strategica
Il castello era difeso da una cinta muraria con ben otto torri di guardia, con al centro un importante mastio, con tanto di terrazza merlata, varia abitazioni, una chiesa e un pozzo d’acqua. Tutto questo è ben visibile in un dipinto del 1663 di Iseppo Cuman, che raffigura il castello.
Oggi, però, delle otto torri ne restano solo quattro, e manca anche una buona parte della cinta muraria. Si riesce ancora a vedere la torre vescovile, la torre angolare ovest e quella est. Ma anche attraverso queste rovine è possibile immaginare l’antico splendore e sentire ancora sussurrare le leggende.
