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Cartiera veneta ferma la produzione a causa degli aumenti in bolletta

Se è vero che il lavoro nobiltà l’uomo, è anche vero che lo stesso non può lavorare per la sola gloria. Il lavoro dovrebbe infatti consentire perlomeno il sostentamento familiare e il mantenimento delle spese vive affrontate dal nucleo domestico. Usciamo però dalle mura abitative per entrare in quelle del luogo di lavoro. Negli ultimi mesi e in tutto il periodo dettato dalle restrizioni per il Covid 19, le aziende italiane sono sempre più vessate da tassazioni straordinarie talvolta troppo impegnative.

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Una bolletta da 9 milioni di euro

È oggi il caso di una carriera veneta della provincia di Rovigo che, a causa degli aumenti, si è vista triplicare i prezzi di listino delle materie prime, rispetto all’estate scorsa. Cosa ancora più sconvolgente, è una bolletta da 9 milioni di euro che ha costretto l’impresa a fermare la produzione, nonostante la domanda sia in crescita.

Cartiere del Polesine

L’azienda di cui stiamo parlando è Cartiere del Polesine, realtà industriale all’avanguardia nella prodizione di packaging proveniente dal riciclo della carta da macero. L’impresa è ben radicata nella provincia rodigina, con due stabilimenti, a Loreo e ad Adria. Negli ultimi due mesi, però, a causa dell’aumento dei costi, la cartiera ha dovuto spegnere le quattro linee produttive.

180 dipendenti

Oltre 180 dipendenti della cartiera veneta sono stati messi in ferie (dovute). La scelta aziendale è stata fatta in modo da non dover appoggiarsi agli ammortizzatori sociali dello Stato. Lo scorso mese di luglio, però, l’azienda si è vista recapitare il pazzesco conto che supera i 9 milioni di euro in bolletta. Lo scorso anno, l’importo dovuto dall’azienda veneta corrispondeva a 2.350 euro. Come se non bastasse, questi ultimi erano calcolati addirittura su più metri cubi di materia consumati rispetto a quelli attuali.

Aumento costi materie prime

“Il problema è duplice – spiega a il Corriere della Sera, Elena Scantamburlo, amministratore delegato dell’azienda – da una parte abbiamo difficoltà nel rinnovare i contratti di fornitura del gas in scadenza; dall’altra il prezzo effettivo della materia prima è così variabile da non dare alcuna garanzia per un piano economico, neppure sul breve periodo”.

Raddoppio costi energetici

L’inflazione sui prezzi del gas per energia, infatti, negli ultimi giorni è più che raddoppiato e continua a salire. L’ultimo “regalo” del dimissionario governo Draghi, insomma. A questa altalena di cifre si somma anche l’indisponibilità momentanea dei maggiori player italiani di energia come Eni, Enel e Edison a formulare nuovi contratti a causa dell’incertezza del contesto internazionale. Tutto mentre sul libero mercato, “gli operatori più piccoli chiedono garanzie commerciali insostenibili per le aziende energivore come Cartiera del Polesine che consuma a regime circa 60 milioni di metri cubi di gas all’anno”. Mai come in questi giorni, il futuro della cartiera veneta e dei suoi 180 lavoratori è stato più incerto.

Andrea Bonazza

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