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Dopo 7 secoli svelato il mistero di Cangrande: non morì avvelenato ma per una rara malattia

Cangrande entra a Padova

Le analisi condotte dal Laboratorio di Genomica Funzionale del Dipartimento di Biotecnologie dell’UniVR hanno svelato un mistero che durava da sette secoli. A stroncare il Signore di Verona Cangrande della Scala non fu il veleno, ma una rara malattia la Glicogenosi tipo II

Sette secoli di misteri e congetture. Sette secoli di accuse e rimpianti. Cangrande, il principe di Verona. Il fedele alleato dell’Imperatore. Il conquistatore che voleva unificare tutta la Marca, ovvero il Veneto. E che quasi stava per riuscirci. In molti ipotizzano una storia differente, perlomeno per la nostra regione, se Cangrande non fosse mancato all’improvviso, all’età di 38 anni. Ebbene le analisi condotte dall’Università scaligera hanno svelato un mistero che durava da sette secoli. A stroncare il Signore di Verona Cangrande della Scala non fu il veleno, ma una rara malattia genetica, la Glicogenosi tipo II.

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A svelare il mistero sono state le analisi condotte dal Laboratorio di Genomica Funzionale del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona

Fu questo a portarlo alla morte il 22 luglio 1329, a Treviso. Nessuna cospirazione quindi. La Glicogenosi tipo II è una malattia genetica rara ad esordio tardivo. A rivelarlo sono state le analisi condotte dal Laboratorio di Genomica Funzionale del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona, diretto dal professor Massimo Delledonne. Un’indagine di questo tipo non era mai stata eseguita prima sul DNA di una mummia.

Il Laboratorio di Antropologia Molecolare e Paleogenetica dell’Università di Firenze, coordinato dal professor David Caramelli e dalla professoressa Martina Lari, ha collaborato nell’estrazione del DNA. Luminari nell’estrazione di DNA antico. La partnership tra Museo di Storia Naturale e Università degli Studi di Verona e di Firenze ha permesso per la prima volta di analizzare un DNA così antico usando però le più moderne tecniche scientifiche. E riuscendo per la priva volta a giungere ad una diagnosi clinica certa anche in assenza di fonti storiche.

La malattia da cui era affetto si evidenzia in una scarsa resistenza alla fatica fisica, difficoltà respiratoria, debolezza muscolare e crampi. Ma anche fratture ossee spontanee e cardiopatia

Cangrande è stato quindi “sequenziato” come se si trattasse di un paziente dei nostri giorni. Ad essere analizzato, un piccolo frammento di falange. L’analisi bioinformatica degli 83 milioni di sequenze prodotte ha portato alla ricostruzione del 93.4% dei suoi geni. La malattia da cui era affetto si evidenzia in una scarsa resistenza alla fatica fisica, difficoltà respiratoria, debolezza muscolare e crampi. Ma anche fratture ossee spontanee e cardiopatia. La morte dei pazienti adulti è spesso quasi improvvisa. Come accaduto a Cangrande, deceduto dopo solo tre giorni di malattia

“Una giornata storica per la città di Verona – sottolinea il sindaco di Verona Federico Sboarina –. Attraverso uno studio genetico mai eseguito prima su campioni di mummia risalenti a 700 anni fa è stato possibile svelare molti aspetti della vita e della morte di una delle figure storiche più importanti della nostra città. La morte di Cangrande oggi non è più un mistero. Contrariamente a quanto sospettato per secoli, il Signore di Verona non fu assassinato. Ma morì per cause naturali o, più correttamente, per una malattia genetica. Un risultato straordinario, frutto di un lavoro di squadra importante”.

Il medico di Cangrande, nel tentativo di contrastare la debolezza data dalla malattia, somministrò dosi eccessive di digitale. Questo fece pensare ad un avvelenamento

Alcune opere storiche hanno messo in luce piccoli indizi compatibili con questa patologia, relativi a soste forzate nel corso di tragitti a cavallo abbastanza brevi, ad improvvisi malesseri e, forse, anche alla preferenza per l’uso dell’arco rispetto alla spada.

Il quadro clinico della morte di Cangrande è pertanto compatibile con la malattia di Glicogenosi tipo II ad esordio tardivo. Il medico di Cangrande, nel tentativo di contrastare questa debolezza, somministrò dosi eccessive di digitale (una sostanza utilizzata come cardiotonico). Questo fece pensare ad un avvelenamento. Tanto che il medico venne impiccato di lì a poco. Oggi sappiamo che quella somministrazione era ben lungi dall’intento di avvelenare il Principe.

Il 18 luglio 1329 si ammala e dopo tre giorni muore: era il 22 luglio 1329. Cangrande aveva solo 38 anni

In ambito storico sono riportati alcuni dei momenti più critici della salute di Cangrande. Prima crisi, il 17 settembre 1314, all’età di 23 anni. Dopo una cavalcata veloce il Signore di Verona deve lasciare il cavallo e viene trasferito su un carro. Seconda crisi, il 25 agosto 1320, a 29 anni. Ferito ad una coscia fu trasportato all’accampamento, dove si riprese e ritornò in battaglia. In realtà, dalle autopsie effettuate sul corpo non sono state riscontrate cicatrici sulla coscia. Ciò fa supporre si trattasse di altri sintomi, sempre riconducibili alla malattia. Terza crisi, il 4 luglio 1325, all’età di 34 anni. In una cavalcata da Verona verso Vicenza Cangrande ebbe un improvviso malore e tornò a Verona, dove peggiorò. Rimanendo tra la vita e la morte per dieci giorni e poi malato per mesi. Quarta crisi, il 18 luglio 1329 si ammala e dopo tre giorni muore: era il 22 luglio 1329. Cangrande aveva solo 38 anni.

La redazione

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