Già da qualche giorno i canali social del centro sociale Rivolta di Mestre invitavano alla mobilitazione per contestare il leader brasiliano Bolsonaro: oggi a Padova scontri tra polizia e manifestanti con cariche e uso di idranti
Tensioni tra manifestanti, 500 appartenenti alla galassia antagonista padovana e al centro sociale Rivolta di Mestre, e le forze dell’ordine a Padova dove si attendeva l’arrivo del presidente del Brasile Jair Bolsonaro per una visita privata alla Basilica del Santo.
Sono stati usati gli idranti dalla polizia per disperdere i dimostranti, che hanno tirano oggetti vari contro i poliziotti. Due cariche delle forze dell’ordine e l’uso degli idranti hanno disperso ii manifestanti che si sono allontanati di corsa da via Belludi, la principale strada di accesso alla Basilica di Sant’Antonio, per defluire lungo via Roma, arteria pedonale in centro città.
“Non permetteremo di fargli attraversare le strade del nostro territorio”
Tutto è avvenuto proprio nei minuti in cui il Presidente brasiliano si congedava da Anguillara per raggiungere Padova, dove aveva in programma una visita alla Basilica Antoniana. Una ragazza è stata fermata e identificata dalle forze dell’ordine al termine della prima carica. Già da qualche giorno i canali social del centro sociale Rivolta di Mestre e quelli dei centri sociali del Nordest invitavano alla mobilitazione per contestare il leader brasiliano, lanciando proclama bellicosi e pubblicando i vari appuntamenti di raccolta per i manifestanti.

Seppur ampiamente ipotizzabili visto il tenore delle dichiarazioni, puntuali sono però arrivati i disordini in piazza. Le ragioni della contestazione appaiono però alquanto fumose, di certo piuttosto pretestuose: “Bolsonaro da anni porta avanti politiche fasciste, negazioniste della crisi climatica e che negano i diritti e le libertà di tutte le soggettività marginalizzate, per questo non permetteremo di fargli attraversare le strade del nostro territorio. Territorio in cui ogni giorno lottiamo dal basso contro ogni forma di discriminazione e per la giustizia climatica”.
