Alla Fondazione Vedova a Venezia dal 20 maggio al 31 ottobre una mostra di Georg Baselitz omaggia un altro maestro, Emilio Vedova. Presenti quadri dedicati anche alla moglie di Baselitz: “Cerco di rimuoverla, di solito non ci riesco”
La Fondazione Emilio e Annabianca Vedova presenta “Vedova accendi la luce”, una mostra di opere di Georg Baselitz dipinte appositamente nel corso del 2020. Si tratta di una sequenza di quadri suddivisa in due temi dedicati alla moglie Elke Baselitz e ad Emilio Vedova. Quest’ultimo è stato una sorta di “padre” per tanti giovani artisti in cerca di punti di riferimento e di incontro con i nuovi linguaggi dell’arte. La mostra di Georg Baselitz, alla Fondazione Vedova a Venezia, dal 20 maggio al 31 ottobre, può essere letta come un omaggio. Ma è anche il segno forte di un interrotto dialogo e di un’amicizia proseguita negli anni tra due maestri del contemporaneo.
I titoli offrono al pubblico lo spunto per cogliere qualche dettaglio in merito alla relazione tra l’artista e il suo amico di vecchia data Emilio Vedova
I due differenti temi, Elke ed Emilio, sono riconoscibili come tali per la coerenza del motivo stilistico. Le tele, tutte delle stesse grandi dimensioni (300×212 cm) con sviluppo verticale, scandiscono le pareti bianche costruite appositamente all’interno del Magazzino del Sale creando un’installazione rigorosa e ritmata. Le sette tele dedicate a Vedova sono perlopiù monocrome. E i titoli offrono al pubblico lo spunto per cogliere qualche dettaglio in merito alla relazione tra l’artista e il suo amico di vecchia data Emilio Vedova.
La sua attenzione si fermò sull’immagine di un’aquila rovesciata. Dipinta con aggressive e materiche pennellate, esprimevano tutta la potenza e il fascino di questo mitico rapace
A proposito di questa amicizia Fabrizio Gazzarri, direttore dell’archivio e della collezione di Fondazione Vedova di Venezia, ricorda con precisione come Vedova gli introdusse Baselitz: “Emilio Vedova era sorridente. Intento a sfogliare il catalogo di una galleria tedesca con la quale lavorava. La stessa del suo caro amico Georg Baselitz, conosciuto negli anni del soggiorno berlinese, intorno al 1963. La sua attenzione si fermò sull’immagine di un’aquila rovesciata. Dipinta con aggressive e materiche pennellate, esprimevano tutta la potenza e il fascino di questo mitico rapace dei cieli, lucido e attentissimo alle cose della terra. Emilio mi disse, compiaciuto, che l’autore di quel dipinto era un suo amico, un grande pittore”.
Dieci sono le tele dedicate alla moglie e allo Speiseeis (Gelato) e Philip Rylands le descrive così: “Il denso magma del pigmento, della matière, caratteristica principale dei quadri più espressionisti di Baselitz, si è stemperato. […] Sono opere poetiche e allegre”.
“Non illustro Elke. Semmai cerco di rimuoverla, di solito non ci riesco. Lei rientra nel processo”
I dipinti sui gelati, declinati anche in diversi gusti, sono immagini della donna con cui l’artista è sposato da più di sessant’anni e il primo ritratto dedicato a lei risale al 1969. A proposito della sua musa, Baselitz stesso scrive: “Non illustro Elke. Semmai cerco di rimuoverla, di solito non ci riesco. Lei rientra nel processo, che io lo voglia o no, rispunta da una parte nascosta della mia mente. La neutralità è un mito, ma non puoi rinunciare alla lotta. Per creare qualcosa di nuovo devi combattere le convenzioni del genere e il soggetto stesso. Lo scopo della ritrattistica è lasciare il ritratto alle spalle in modo da poter andare avanti”.

