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Aumentano tartarughe e delfini nell’Adriatico veneto

Sono aumentate le tartarughe e i delfini nell’Alto Adriatico, compreso il nostro Veneto.

Negli ultimi 10 anni, nell’area marittima affacciata al Friuli Venezia Giulia, al Veneto e all’Emilia Romagna, la flotta peschereccia è diminuita. Questo è uno degli elementi che ha portato al ripopolamento di tartarughe e delfini nel nostro mare. L’annuncio è stato dato nel corso di un convegno dal Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione dell’Università di Padova.

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La ricerca dell’Università di Padova

Gli studenti dell’ateneo padovano si sono rivolti direttamente agli operatori del settore. Dal questionario compilato con essi risulta un buon aumento di specie protette. A proliferare nel nostro mare sono tornate le tartarughe Caretta caretta, i delfini Tursiops truncatus e alcune specie di uccelli ittiofagi.

Tartarughe divoratrici di molluschi

Le tartarughe però, andando ghiotte di cozze, vongole ed altri molluschi, rappresentano un problema per gli allevamenti di questi. Secondo gli intervistati esisterebbe comunque un modo sostenibile per mitigare questo conflitto interno al mondo animale. Come avviene per i danni ai contadini riguardo attacchi di lupi, etc, anche per gli allevatori di mitili potrebbero esserci rimborsi economici per i danni subiti.

Aumento anche le tartarughe spiaggiate

Con l’aumento di questi meravigliosi animali, però, sono aumentati anche gli spiaggiamenti delle tartarughe. La zona più interessata dal fenomeno riguarda soprattutto la costa ferrarese, tra Porto Garibaldi e Goro, a pochi chilometri dal confine veneto. Anche a questo problema, esisterebbero soluzioni quanto meno per limitarlo. L’uso di strumenti meccanici come il Turtle excluder device, “esclude la cattura involontaria e accidentale di specie indesiderate, oltre a evitare che i rifiuti si impiglino nelle reti”.

La crisi della pesca nell’alto Adriatico

La flotta peschereccia presente tra Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, oggi conta all’incirca 1600 unità, sulle 12 mila presenti in Italia. Lo specchio di questi numeri possiamo trovarlo anche nei mercati ittici. Negli ultimi anni sono infatti calati quelli veneti per fatturato (-26% rispetto al 2011) e quantitativi (-30% rispetto al 2011). I dati negativi riguardano però anche l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia.

Le due facce della medaglia

Insomma verrebbe da dire che, se la pandemia da una parte ha ripopolato i nostri mari di specie che, da tempo, avevano fatto le valigie, dall’altra faccia della medaglia troviamo ancora una volta una situazione tragica. La crisi lavorativa e commerciale tocca oggi, come un cazzotto in faccia, anche settori che giudicavamo intramontabili come, appunto, la pesca.

Andrea Bonazza

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