Arrivano dall’Ucraina, dove hanno dovuto lasciare i genitori, che li hanno affidati alle cure internazionali per metterli in salvo: in Veneto sono 96 i bambini ucraini
Saranno affidati alle cure dei comuni i 96 bambini ucraini rifugiati in Veneto, senza genitori. Quando si parla delle conseguenze umanitarie della guerra il primo pensiero è sempre per i bambini. In questo caso parliamo di quei bambini messi in salvo dalle proprie famiglie che non hanno potuto lasciare l’Ucraina.
Sono molte le associazioni che si occupano di questi piccoli: Save The Children, Croce Rossa, Telefono Azzurro. Sono loro a occuparsi del trasferimento dei bambini ucraini in Italia, per poi affidarli alle cure dei comuni. In Veneto sono 96: 71 a Padova, 52 dei quali accolti nel seminario maggiore di Rubano dalla Diocesi; 9 a Belluno; 8 a Venezia e altrettanti a Vicenza.
Si cerca una sistemazione per i bambini ucraini giunti grazie alle associazioni umanitarie e ora responsabilità del comune
Una vicenda seguita in prima persona del ministero dell’interno. Inoltre, il il prefetto Francesca Ferrandino, responsabile del Dipartimento Libertà civili e immigrazione, che ha avviato un censimento per riconoscerli e gestirli correttamente. Il tribunale dei minori ha nominato per ciascuno un tutore legale.
Raffaele Grassi, prefetto di Padova, spiega la situazione. «È così l’accoglienza dei minori non accompagnati segue un canale diverso, anche da un punto di vista normativo, rispetto alla gestione degli altri profughi. Quando arrivano, le prefetture li segnalano alle questure e al Tribunale dei Minori, che nomina tutore il sindaco del Comune interessato o l’assessore ai Servizi Sociali, ai quali i bambini vengono poi assegnati».
Le istituzioni locali chiedono un confronto con il governo per gestire al meglio questi bambini
Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente di Anci Veneto, ha aperto un tavolo di confronto con il governo. «La loro ospitalità è totalmente a carico dei Comuni. Abbiamo chiesto mezzi e risorse, perché questi minori non hanno bisogno solo di vitto e alloggio ma anche di psicologi che li aiutino a superare lo choc di aver dovuto abbandonare all’improvviso i loro affetti e la loro casa, di mediatori culturali per la lingua, di educatori per l’inserimento scolastico, in caso di lunga permanenza».
Certo, affidare i bambini a famiglie italiane è difficile, infatti, non si tratta di orfani, ma di bambini che hanno delle famiglie lontane, che li aspettano e non hanno intenzione di darli in adozione. Senza contare che l’affidamento a persone sbagliate potrebbe causare danni ai bambini.
Non si tratta di orfani, ma di bambini i cui genitori sono impossibilitati a lasciare l’Ucraina, ma sperano di riabbracciarli presto
La vice-capogruppo del Pd in Regione, Vanessa Camani, sostiene che: «I Comuni da soli non possono farcela e non devono essere abbandonati. Lo Stato garantisca aiuti economici concreti per i minori non accompagnati. La giunta Zaia si attivi nella Conferenza Stato Regioni e in sede di Conferenza unificata; affinché gli enti locali abbiano a disposizione fondi sufficienti; senza un sostanzioso intervento i bilanci comunali, a maggior ragione con l’aumento delle tariffe energetiche e dei prezzi, non possono fronteggiare l’emergenza nel modo migliore».
«Il Veneto sta dando prova di grande generosità, con tante offerte di ospitalità che devono però passare per canali ben definiti; così da evitare casi di scomparsa e sfruttamento. Come sottolineano l’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, non si può procedere in ordine sparso o improvvisato. Però senza risorse sono impossibili un’accoglienza e un’integrazione degne di questo nome».
