Sono 57.486 i pazienti che da marzo 2021 hanno ricevuto gli anticorpi monoclonali contro il Covid-19. Veneto prima regione in Italia per numero di trattamenti
A partire da marzo 2021, in Italia, sono state 57.933 le prescrizioni di anticorpi contro il Covid-19. Sono questi i dati del 50/mo monitoraggio dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Di queste 57.486 sono state le terapie per pazienti con malattia non grave e di recente insorgenza ma a rischio di progressione verso forme severe, mentre 447 sono state le prescrizioni per l’utilizzo in profilassi pre contagio, che vedono la maggior crescita (oltre 60% in due settimane).
Terapie monoclonali nelle regioni d’Italia
I monoclonali sono ora prescritti in 282 strutture delle 21 regioni e province autonome. In numeri assoluti, Veneto, Lazio e Toscana restano in testa per maggiore utilizzo di monoclonali in terapia, rispettivamente con 9.382, 8.503 e 5.071. Mentre Lombardia (con 141 prescrizioni) e Lazio (98) hanno visto più prescrizioni per la profilassi con Evusheld (tixagevimab-cilgavimab).
“Da un anno il Veneto è la prima Regione d’Italia nell’utilizzo dei farmaci monoclonali per combattere precocemente il Covid. Siamo stati i primi a crederci quando ancora venivano espressi dubbi e perplessità. Ora che la loro efficacia non è più in discussione siamo primi nel loro utilizzo. E’ motivo di orgoglio poter dire che, anche stavolta, avevamo visto giusto. Che i nostri clinici e scienziati avevano visto giusto”.
Lo dice il Presidente della Regione Veneto, alla luce dei dati contenuti nell’ultimo report dell’Agenzia Italiana del farmaco sull’utilizzo dei farmaci monoclonali in Italia.
Zaia: “Possiamo guardare con soddisfazione alla scoperta di quanto fossero utili i monoclonali”
“Su poco meno di 58 mila pazienti trattati in tutta Italia dal marzo scorso, quando entrarono ufficialmente a far parte delle cure anti Covid – dice il Governatore – 9.382 malati, sono stati trattati in Veneto con risultati lusinghieri, anche grazie alla scelta, fatta subito, di utilizzarli in fase precoce e in persone ad alto rischio di ospedalizzazione. Da due anni combattiamo contro questo virus – conclude – e ora che abbiamo imparato molto delle sue subdole insidie, possiamo guardare con soddisfazione alla scoperta di quanto fossero utili i monoclonali”.
