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Angelo Brunetti, un’anima rivoluzionaria

Il patriota, dopo aver combattuto per la Repubblica romana con i mazziniani, parte per Venezia per unirsi a Garibaldi. La sua storia rocambolesca si intreccia con quella del del Polesine

Angelo Brunetti, detto il “Ciceruacchio”, nasce a Roma nel 1800. Il soprannome gli viene dato dalla madre per l’aspetto tondo, che aveva già in tenera età. Nonostante il fisico tarchiato, si distingue per il carattere gioviale e giocondo e le notevoli doti oratorie, grazie alle quali Ciceruacchio matura presto la vocazione di capo popolo.

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In età giovanile esercita la mansione di “garzone” nel Seminario Romano all’Apollinare e svolge con profitto i mestieri di carrettiere, mercante di bestiame e di fieno.

Gestisce in seguito una taverna nei pressi di Porta del Popolo, attività che lo confronta con rivoluzionari, uomini di libertà e coraggio. Divenuto famoso, la sua figura viene corteggiata da nobili e governanti: Pio IX, impreparato ad affrontare il suo ruolo politico, gli chiede consigli per mitigare le crescenti proteste popolari contro i ritardi delle riforme. Anche Mazzini e Garibaldi durante la breve esperienza della Repubblica Romana chiedono la sua collaborazione.

Sempre pronto a sacrificarsi per il bene della gente, si distingue per la sua sensibilità e coraggio

Uomo sensibile e coraggioso, sempre pronto a sacrificarsi per il bene della gente, viene ricordato per la sua assistenza ai cittadini colpiti da un’alluvione del Tevere e per il suo aiuto verso la comunità ebraica, permettendo le attività della comunità anche fuori dal ghetto.

Brunetti conquista la sua fama con l’eloquenza, ma anche investendo propri averi in feste a banchetti popolari.

Grande sostenitore di Pio IX, al Museo del Risorgimento di Roma si conserva ancora la sua giacchetta rossa la scritta ricamata “Viva Pio IX”

Cattolico praticante, dal 1828 diventa anche carbonaro militante e affiliato alla Giovane Italia.

Sostiene, con convinzione Pio IX durante il primo periodo di pontificato. Nel luglio dello stesso anno, durante una manifestazione popolare, ringrazia il Papa per aver concesso la libertà ai detenuti politici e dona alla gente intorno alcune botti di vino, accendendo anche un grande fuoco presso Porta del Popolo.

Nel 15 luglio 1847 a Tor di Quinto, Roma, Angelo Brunetti tiene un appassionato comizio davanti a più di duemila persone, che lo ascoltano sempre più accese.

Angelo, che l’anno prima aveva come tanti creduto alle promesse del nuovo pontefice, si rende ora portavoce del malcontento generale: dove sono le riforme annunciate?

Brunetti, Mazzini e il fronte francese

Ciceruacchio diviene famoso anche al di fuori di Roma, tanto che nel gennaio del 1848 la Marchesa Trivulzio Belgioioso, inviata da Mazzini a Roma per una missione politica, oltre ai rappresentanti della nobiltà e della cultura di liberale, incontra anche Brunetti, diventato il più famoso portavoce del popolo di Roma.

Dopo la nascita della Repubblica Romana (9 febbraio 1849), il Brunetti si occupa della logistica, organizzando il trasporto delle armi e delle munizioni per la difesa della neonata repubblica e si impegna a fondo per forzare il blocco posto dall’esercito francese intorno alla città e far giungere all’interno delle mura il cibo per la popolazione.

Partecipa attivamente ai combattimenti contro l’esercito francese fino al celebre discorso di Garibaldi a Roma, dove quest’ultimo invita la gente a seguirlo e continuare la lotta contro lo straniero a Venezia, in un’altra repubblica ancora in lotta. Brunetti decide di aggregarsi a Garibaldi e correre in difesa di Venezia, assediata dalle truppe austriache.

Il lungo percorso verso Venezia

La strada per Venezia è lunga e tortuosa: Brunetti e altri patrioti fanno tappa a San Marino e Cesenatico, da dove si imbarcano.

Le barche vengono intercettate dalla flotta austriaca vicino al delta del Po e solo cinque di queste riescono ad evitare la cattura fuggendo verso la terraferma dove per avere maggiori possibilità di mettersi in salvo, scelgono di dividersi in piccoli gruppi, prendendo direzioni diverse.

L’ultima tappa e il tradimento

Brunetti, e gli altri compagni, dopo aver vagato alcuni giorni giungono alla fine nel comune di S.Nicolò (l’odierna Porto Tolle), trovando ricovero in una piccola osteria di Cà Farsetti.

A seguito di una denuncia forse da parte del locandiere, Brunetti e i suoi compagni vengono arrestati da un plotone croato e condotti al comando militare della zona, nel quale il comandante delle truppe austriache ordina l’immediata fucilazione del gruppo.

Viene fucilato a mezzanotte del 10 agosto 1849 insieme al figlio tredicenne Lorenzo e al figlio maggiore Luigi, al prete Luigi Bossi, a Paolo Baccigalupi, Gaetano Fraternali e Francesco Laudadio. A Ca’ Tiepolo, Porto Tolle, esala l’ultimo respiro, assassinato dagli austriaci che non risparmiano nemmeno i figli e gli altri uomini che erano con lui.

Oggi a Porto Tolle, un imponente monumento ricorda Angelo Brunetti

Dove accaddero i fatti troviamo oggi un imponente monumento a ricordare l’eroe liberale della Repubblica Romana. Porto Tolle custodisce ancora l’anima rivoluzionaria di Ciceruacchio, al quale è dedicato un busto a Roma in via Ripetta. 

Garibaldi chiede che i resti di Angelo Brunetti e dei martiri venissero sistemati nell’ossario sul Gianicolo insieme agli eroi caduti

Solo diciasette anni dopo, nel 1866, quando ormai il Veneto è unito all’Italia, i resti dei patrioti vengono riposti in un’unica cassa e depositati nella chiesa di Cà Venier.

Nel 1879, per desiderio delle stesso generale Garibaldi, i resti di Ciceruacchio e degli altri martiri vengono tolti dall’urna per essere sistemati nell’ossario sul Gianicolo, che raccoglie tutte le reliquie degli eroi caduti in battaglia nel 1849 per la difesa della Repubblica Romana e per la libertà d’Italia.

Nicolò Banterla

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