Tra Storia, Fede e Tradizione, l’Abbazia di Carceri testimonia il passato delle colline intorno a Padova
Immersa nella campagna veneta, l’Abbazia di Carceri è davvero un angolo incantato e speciale, ricco di storia e fascino. Qui si rievoca l’atmosfera antica che riporta nel medioevo dei pellegrini che si dirigevano verso Roma, ma non solo. Infatti, qui vi soggiornavano anche i pellegrini provenienti dal Nord Europa.
Il vero periodo di splendore dell’abbazia è da ricercare nel momento in cui fu amministrata dai monaci Agostiniani e dai Camaldolesi, che rimasero ben ben tre secoli. Specialmente con i Camaldolesi, poi, l’abbazia visse un periodo di vero e proprio splendore.
Lo splendore dell’Abbazia di Carceri grazie ai Camaldolensi
Furono i monaci a compiere la bonifica delle terre circostanti. Inoltre, ampliarono l’Abbazia, dotandola di chiostri, un’ampia sala per la biblioteca e un’importante foresteria per i Pellegrini. Inoltre, ingrandirono anche la chiesa, aggiungendo il coro e costruendo una navata unica laddove il fuoco di un incendio aveva bruciato le tre navate precedenti.
La navata unica della nuova chiesa fu benedetta da San Gregorio Barbarigo in persona nel 1686. Inoltre, i monaci tenevano presso l’abbazia un’Accademia di Studi in collaborazione con l’Università di Padova. In questa scuola si trovava anche un Noviziato e una scuola di formazione per tutti quei giovani che desideravano dedicarsi alla vita monastica.
Una nuova vita per l’Abbazia dopo la soppressione da parte di Papa Alessandro VII
Ci fu un tempo, dal XIV al XVI secolo, che l’abbazia fu una delle più ricche di tutto il Veneto. Infatti, l’abbazia veniva spesso in possesso di lasciti, prebende, decime e concessioni, oltre a possedere 3600 campi ormai bonificati. Fu nel 1690 che Papa Alessandro VII sopresse l’Abbazia di Caeceri.
Da quel momento tutti i suoi territori finirono all’asta per finanziare la Serenissima durante la terribile Guerra contro i Turchi. Oggi, le visite guidate permettono di visitare tutte le fasi della splendida Abbazia. Inoltre, nel 2002, proprio al primo piano del chiostro cinquecentesco nacque il Museo della Civiltà Contadina.
