Oggi ricorre il 450° anniversario della battaglia di Lepanto, combattuta il 7 ottobre 1571 tra l’impero Ottomano e la Lega Santa capeggiata da Venezia
Era il 7 ottobre 1571, e nel Golfo di Lepanto si combatté la battaglia che avrebbe deciso le sorti della Cristianità. L’Impero Ottomano, infatti, era sempre più minaccioso, conquistava territori su territori e sfidava apertamente la potenza navale dell’epoca: la Serenissima repubblica di Venezia.
La guerra coi turchi imperversava ormai da anni, mettendo sempre più in difficoltà Venezia, che si era spinta a cercare alleati. Li aveva trovati nella “Lega Santa” in cui confluivano la Spagna, lo Stato Pontificio, la Repubblica di Genova, i ducati di Urbino e Toscana oltre ai Cavalieri di Malta.
Sebastiano Venier e Don Giovanni d’Austria al comando della flotta della Lega Santa
Il comando della Flotta è affidato a Don Giovanni d’Austria, ma da parte veneziana uomini come Sebastiano Venier riescono a scuotere il cuore degli uomini e a coordinare al meglio le forze veneziane. È una battaglia attesa, sentita, di quelle che diventano un vero spartiacque nella storia.
La preparazione era stata lunga e difficile, mettere d’accordo gli alleati ancora di più. Ma ancora più terribili erano stati gli eccidi a cui le forze veneziane avevano dovuto assistere. L’uccisione di Niccolò Dandolo ma, più di ogni altra cosa, la caduta di Famagosta, dopo 11 mesi di strenua resistenza all’assedio, e il martirio di Marcantonio Bragadin.
Cristianità e Islam, Oriente e Occidente, l’eterno scontro che, nella battaglia di Lepanto trova il suo momento culminante
Non ci sono solo due società completamente diverse, due mondi che si scontrano sul palcoscenico della Storia, c’è volontà di rivalsa e di affermazione. C’è la volontà di una potenza, Venezia, di affermare il suo potere nel Mediterraneo e difendere i suoi territori a ogni costo.
Per rivivere quei momenti concitati, ci affidiamo al nuovo libro di Fabio Ragno, edito da Altaforte edizioni: “Lazarus e la battaglia di Lepanto” che ci trasporta proprio lì, nel mezzo dell’azione.
“Lazarus e la battaglia di Lepanto” di Fabio Ragno, attraverso la storia di Lazarus fa rivivere quei momenti concitati ed epici
«Le due armate avanzavano compattamente tranne l’ala destra del Doria, che era ancora distaccata di parecchie miglia. Il centro dei turchi, stracolmo di navi, assunse in quel momento la beneaugurate – per loro – forma della mezzaluna islamica. Avevano le vele gonfie di un discreto vento a favore, che poteva dargli un vantaggio non di poco facendo arrivare le navi all’urto in piena velocità. I turchi erano ben visibili, e si riconoscevano anche le loro insegne. Al centro c’era il Kapudàn Pascià Alì. In corrispondenza della nostra ala sinistra c’era Scialùk, da noi chiamato Scirocco, e dalla parte di Doria il corsaro Ulugh-Alì, o Occhiali. Improvvisamente il vento calò. Tutti guardammo le vele turche che cominciavano vistosamente ad afflosciarsi, togliendo alle navi slancio e velocità. Poi, altrettanto rapidamente, una brezza prima leggera e poi sempre più forte prese a soffiare alle nostre spalle, dando adesso a noi il vantaggio della spinta. Era un segno? Molti ci credevano e si facevano il segno della croce, sicuri che Cristo stesso fosse intervenuto a favore dei cristiani».

