Non si tratta solo di esagerare con l’alcol occasionalmente per festeggiare. Questo fenomeno coinvolge sempre più adolescenti e preadolescenti, per i quali bere non è un piacere, ma una necessità.
Il binge drinking non è alcolismo, che è una vera dipendenza dall’alcol. Tuttavia, i giovani che bevono eccessivamente potrebbero sviluppare una dipendenza in futuro. Alla base di questo comportamento c’è spesso una fragilità o una superficialità che impedisce di riconoscere un problema preoccupante con l’alcol.
Questa forma iniziale di dipendenza non è solo individuale, ma anche collettiva. Interi gruppi sentono il bisogno di bere per superare le ansie sociali e ottenere l’approvazione degli amici.
I “binge drinker”, coloro che consumano grandi quantità di alcolici e superalcolici, preferiscono cocktail, birra e vino, spesso consumati in shot o short drink. Cercano lo sballo, soprattutto il sabato sera, ma non bevono da soli; preferiscono eventi sociali e sono attratti dalla moda dell’happy hour.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il profilo del binge drinker tipico è un giovane maschio, residente al Nord. I primi episodi di abbuffate iniziano intorno ai 13 anni, aumentano durante l’adolescenza e raggiungono il picco intorno ai 20 anni, con una forte presenza tra gli universitari. La tendenza è simile tra maschi e femmine.
Secondo i dati del sistema di sorveglianza Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) – promosso nel 2006 dal ministero della Salute e realizzato dal Centro Nazionale di epidemiologia dell’ISS per tenere sotto osservazione l’evoluzione dei fattori di rischio per la salute della popolazione italiana – il 42% dei 18-34 enni che praticano binge drinking consuma bevande alcoliche fuori pasto.
E il 60% dei giovani che ha fatto uso smodato di alcol negli ultimi 30 giorni concentra nel fine settimana tale consumo. Il fenomeno tuttavia non risparmia gli anziani. I dati delle Asl di 19 Regioni indicano che più del 5% delle persone tra 65 e 69 anni ha consumato 6 o più bicchieri in un’unica occasione.
Spesso al binge drinking si associa la drunkoressia, ovvero la restrizione alimentare a cui si sottopongono i giovani prima di consumare alcolici, sia per limitare l’introito calorico ed evitare di prendere peso sia per potenziare gli effetti euforizzanti e disinibenti del’alcol. Questa associazione comporta un rischio aumentato di sviluppare in età adulta dipendenze patologiche e disturbi psichici.
Per contrastare questo fenomeno dilagante tra i giovani è fondamentale la prevenzione attraverso una comunicazione efficace nell’opinione pubblica per informare sui rischi potenziali di questa abitudine nociva. Sono quindi necessari interventi preventivi come controlli periodici, riabilitazione psicosociale, tutor coetanei che possono ridurre il livello di consumo critico.
Si dovrebbero realizzare programmi educativi e di assistenza specialistica, rivolta agli adolescenti e ai loro genitori. Purtroppo l’uso di alcol è frequente sin dagli 11-15 anni di età anche se è raccomandato il divieto almeno sino ai 18 anni, perché prima l’organismo non è in grado di metabolizzarlo correttamente.
Negli Stati Uniti è stata istituita una task force per la prevenzione del binge drinking. Le strategie consigliate includono l’utilizzo di strategie di prezzo, incluso l’aumento delle tasse sull’alcol; limitare il numero di punti vendita al dettaglio di alcolici in una determinata area; ritenere i rivenditori di alcolici responsabili dei danni causati dalla vendita illegale di alcol ai minori o clienti intossicati; limitare l’accesso all’alcol mantenendo i limiti di giorni ed orari di vendita al dettaglio di alcolici; applicare costantemente le leggi contro il consumo di alcolici da parte dei minorenni e la guida in stato di alterazione alcolica; mantenere i controlli governativi sulle vendite di alcolici evitando la privatizzazione.
La task force sui servizi preventivi degli Stati Uniti raccomanda inoltre lo screening e la consulenza per l’abuso di alcol nelle strutture di asssitenza primaria.
Da un rapporto dell’ISS emerge che le politiche di prevenzione adottate per fronteggiare il fenomeno in Italia sono l’aumento dei prezzi, la limitazione della disponibilità fisica ed economica delle bevande alcoliche sul mercato e il divieto di pubblicità degli alcolici.
La crescente diffusione dell’abuso di alcol tra i giovani di tutti gli strati socioculturali impone la necessità di nuove politiche di intervento e di prevenzione. La precoce acquisizione di comportamenti non corretti, che possono essere inizialmente solo occasionali, favorisce la possibilità che diventino abitudini aumentando così la probabilità di mantenerli anche nelle età successive trasformandosi in alcolismo ossia intossivazione cronica da alcol etilico.
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